L’Australia, ben strano paese d’origine per una band votata ad un metal estremo di si nordiche fattezze. In fatti, è proprio dall’assolato continente dei canguri, che provengono i The Amenta. Occasus, non è però la loro prima fatica: qualche mese fa sono usciti con un mini CD chiamato Mictlan, che a loro detta, vuole essere un inno alla morte del vecchio millennio e al conseguente decadimento degli intellettuali. La metafora di un dogma, basata su una brutale distorsione.
Il genere proposto dai 5 australiani, è un black metal senza troppi compromessi mescolato a sonorità dark ed industrial con tematiche che non differiscono molto da quelle del loro primo lavoro. Questo disco, è in fatti un’autentica, gelida ventata di casino allo stato puro, avente lo scopo di fare scoppiare una rivolta che levi l’uomo dalla sua situazione ristagnante. Il disco è a tratti caratterizzato dal iper tensione propria del black metal (non sono però presenti i chitarroni “zanzarosi” tipici del genere), a queste parti se ne aggiungono altre altamente atmosferiche. Questo particolarissimo connubio genera un vero e proprio senso di gelo e di malato senso di distorsione nel ascoltatore.
L’unica pecca di questo lavoro, sta nel songwriting: non ancora a livelli di maturità eccelsi (ad eccezione della bellissima Zero). Ma da un gruppo alle prime armi non si può certamente pretendere una pietra miliare del genere, al primo album… no?
A mio avviso, questo disco, è molto bello e ben suonato, diretto e potente al punto giusto: sarebbe un peccato farlo mancare nel porta CD di un appassionato del genere.
Recensione di Elisa Mattei
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