Maurizio Iacono si diverte, eccome se si diverte, mai con le mani in mano tra pubblicazioni, tour e quant altro, portandolo a pubblicare nel 2008 il mediocre "Prevail" coi suoi Kataklysm e lo scorso anno il debutto "Romulus" del suo nuovo progetto, gli Ex Deo, una sorta di tributo all'Italia e in particolar modo all'impero di Roma. Anno nuovo e album nuovo, eccoci quindi a "Heaven's Venom", l'ennesimo capitolo discografico della creatura principale del frontman, ovvero i Kataklysm, band che, inutile negarlo, nel suo nuovo corso iniziato con l'attuale millennio ha riscosso una marea di successi nel panorama estremo mondiale, prova ne sono i numerevoli tour e le infinite partecipazioni a festival di spessore. Del resto i canadesi hanno trovato una formula vincente e a passo coi tempi, trasformando il proprio death alla Suffocation iniziale in un misto con la scuola scandinava degli At The gates, il tutto con un pizzico di quel groove sempre gradito se dosato per bene, e questi ragazzi sono dei maestri nel farlo. Se con "Prevail" questo schema iniziava leggermente a traballare, presentando un disco eccessivamente simile al suo predecessore, con la qui presente nuova fatica si torna a galla grazie ad un songwriting più ispirato e ad un maggior ragionamento generale, accantonando in più parti il groove e dando spazio a melodie che prendono ispirazione dallo spirito epicheggiante di Iacono, gli Ex Deo appunto. Fin dai primi ascolti il piacevole scorrere della tracklist è innegabile, si passa da brani più brutali e diretti come "Determined (Vows Of Vengeance)" e "Push The Venom" ad altri dalle forti melodie e neanche troppo tirati come "Hail The Renegade" e "Suicide River", dove la parte del leone la fanno lo stesso frontman, in gran forma nel suo growl poderoso, e il chitarrista Jean-François Dagenais , abile nei giri melodici che in questo capitolo schiacciano i riff groove e ne prendono il sopravvento. Le forti tinte epiche saltano fuori soprattutto nel finale, presenti nella gia citata "Suicide River" e nella chiusura affidata a "Blind Saviour", midtempo piuttosto atmosferico. Spiccano poi due composizioni dalla grossa portata come l'opener "A Soulless God", una sorta di assortimento della proposta del gruppo con tanto di arpeggio caratteristico finale, e "Nub And Intoxicated", aggressiva e dotata di un'eccellente sezione melodica che ben si sposa col groove roccioso di fondo.
Le impressioni finali sono dunque più che buone e sebbene "Heaven's Venom" non gridi di certo al miracolo, coi suoi 10 brani vari e coinvolgenti è in grado di riportare i Kataklysm su alti livelli e regalare un po di freschezza a una formula che con gli anni risultava troppo ripetitiva e priva di grande coinvolgimento.
Recensione di Thomas Ciapponi
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