Dopo la nostra piacevole intervista con il disponibile cantante e leader della band, Johannes Eckerström, eccoci a recensire il terzo omonimo disco degli Avatar.
Il sound di questi cinque musicisti scandinavi si muove tra canonici pezzi “swedish metal”, ossia pezzi abbastanza aggressivi e con un’alta propensione verso la melodia, e trame che si avvicinano decisamente a lidi più rock: durante l’ascolto si ha infatti la strana sensazione di sentire suonare i Soilwork che duettano con…i Lordi!
Nonostante questa particolarità stilistica però il disco non riesce a decollare veramente e rimane spesso ancorato ai clichè tipici della scena di Gothenburg.
E’ quando i pezzi virano verso sonorità più rockeggianti che l’ascolto diventa più intrigante:
“The Great Pretender” e la divertente “Deeper Down” (il miglior pezzo del lotto) hanno un tiro notevole, e risulta difficile non ritrovarsi a canticchiare il ritornello facendo le cornine!
Sicuramente nulla di nuovo sotto il sole, ma gli Avatar vivono di passione per la musica e per il metal : ascoltando il disco si ha proprio la sensazione di trovarsi al cospetto di una band che vuole divertirsi e divertire l’ascoltatore, utilizzando tutti i mezzi che hanno:un’ottima attitudine e una buona preparazione tecnica che in parte riesce a compensare un non sempre brillante songwriting.
Prendere o lasciare dunque: “Avatar” è un disco senza troppe pretese, ma che vi farà passare piacevolmente 45 minuti di buon metal-rock svedese.
I Nostri meritano quindi una chances: in mezzo a tanti gruppi fin troppo seriosi, è bello constare che esiste ancora qualcuno che suona con l’attitudine spregiudicata e goliardica tipica del vero rock and roll, dove l’intrattenimento diventa lo scopo principale della musica, senza dover per forza scomodare concetti filosofici et simili.
Promossi, con la speranza di ritrovare al prossimo giro Eckerström e soci con un songwriting più maturo.
Long life to rock’n’roll: long life to Avatar
Recensione di Manuel Molteni
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