Tre, Il numero perfetto! Già, la perfezione…Un obiettivo alla quale gli Alter Bridge non hanno mai rinunciato pur senza pensarci troppo su e che probabilmente hanno raggiunto con due dischi straordinari come il debutto “One Day Remains” e il successivo “Blackbird”, rivelandosi al mondo come la band che ad oggi riesce ad interpretare come nessun altro il concetto di hard rock moderno. Nel frattempo a minare il percorso del quartetto statunitense c’è stata la reunion dei Creed (nella quale sono coinvolti ben tre membri) e l’esperienza con Slash per il singer Myles Kennedy: certe situazioni possono creare scompiglio, incomprensioni o peggio aridità compositiva, ma per fortuna non è il caso degli Alter Bridge perché l’ispirazione di Mark Tremonti pare infinita. Il terzo capitolo in studio per il gruppo originario di Orlando mette in risalto le caratteristiche che hanno portato in alto la band: riff pesanti come macigni, groove, arpeggi carichi di chorus e linee vocali in grado di passare dai bassi agli alti con melodie da capogiro garantite dalle straordinarie doti tecniche e naturali di Myles Kennedy. Il clima oscuro respirato nel precedente “Blackbird” trova terreno fertile già nell’inizio penetrante dell’opener “Slip To The Void”, per poi prendere piede con la vena malinconica respirabile in “Ghost Of Days Gone By” e “All Hope Is Gone”, ma non è finita qui perché la penna di Tremonti dice nero anche nell’ottima “Show Me A Sign”. Tuttavia come accadde nella precedente pubblicazione a stemperare questa pesantezza ci pensano una serie di pezzi non meno ispirati, caratterizzati da una vena melodica contagiosamente positiva quali il singolo “Isolation”, “Make it Right” o “Fallout”, e pazienza se “Breathe Again” è solo una canzone “normale”, perché alle spalle ci sono solo potenziali singoli e il finale incandescente è garantito dalle molteplici sfumature di “Words Darker Than Their Wings”. Tremonti e soci si confermano in prima fila nell’interpretare al meglio il concetto di ballata grazie a due splendidi esemplari del genere quali “Wonderful Life” e “Life Must Go On”, commoventi e azzeccate anche nello svolgimento concettuale. Potremmo chiudere citando il detto “Non c’è il due…”, ma un’altra frase fatta dopo quella in apertura sarebbe di troppo parlando di Alter Bridge, una band in perenne stato di grazia che ripudia la banalità e punta altissimo senza quasi rendersene conto, con la naturalezza disarmante di “ABIII” e delle sue quattordici bellissime canzoni.
Recensione di Teospire
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