Gli svedesi Facebreaker arrivano nel 2010 al traguardo del terzo album e, come al solito, si tratta di un monolite death metal di una pesantezza allucinante e votato in modo pressoché totale alla vecchia scuola del genere (Dismember, Unleashed e compagnia cantante). Da segnalare come avvenimento che il cantante Roberth “Robban” Karlsson, oltre ad essere stato parte della prima formazione degli storici e mai dimenticati Edge Of Sanity, è entrato in pianta stabile dal 2008 nei conterranei e decisamente più melodici Scar Symmetry dove può dar sfogo alle sue velleità “commerciali” (termine ovviamente da prendere con le molle) per poter vomitare tutto il suo odio con gli autori di questo “Infected”.
Inserendo il dischetto nel lettore si viene catapultati in un mondo fatto di corpi putrefatti e di zombie cannibali della peggior specie, tramite riff e passaggi tanto elementari quanto efficaci che ti colpiscono dritto allo stomaco senza il minimo preavviso. Il vocione gutturale del già citato Karlsson fa da gran cerimoniere per questa orgia di odio e becerume vario con la controparte strumentale che dipinge un sottofondo musicale violento e puramente death senza alcuna parvenza di melodia o stacchi ‘core di sorta, il che non è per nulla un male. La produzione, poi, fa eco alla proposta musicale con chitarroni sempre in primo piano ed una batteria diretta e potente con un sound che, alla fine dei conti, risulta ignorante e senza la minima ombra di un compromesso.
Con queste qualità va detto che “Infected” è un lavoro di settore, destinato a chi di death metal svedese della vecchia scuola non ne ha mai abbastanza e, visto che i grandi nomi (oltre ai due già citati, anche Grave e Bolt Thrower) sono avari di uscite da qualche tempo, un disco come questo è più che benvenuto, pur non essendo affatto un capolavoro, ma assestandosi su livelli medi. Infatti non c’è nulla di nuovo nei solchi virtuali della nuova opera dei Facebreaker, ma solo tanto marciume old school fino all’osso. Chi non desidera altro che del sanissimo headbanging a suon di urla gutturali e riffing ignorante sarà decisamente accontentato, per gli altri possiamo pure passare oltre.
Recensione di Andrea "Thy Destroyer" Rodella
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