Dieci tracce di puro genio; potrei tranquillamente chiudere qui la recensione, ed inviarla ai massimi dirigenti di InsideOut, Sensory, Laser’s Edge, e attendere…nel giro di qualche settimana vedrei i Lebowski stampati da una di queste, con tanto di battage pubblicitario a supporto, come per i conterranei Riverside o i Caamora.
La band nasce in Polonia nel 2002, e comincia la stesura di quello che oggi è “Cinematic”; un lungo concept, un disco che potrebbe essere la colonna sonora di un film, come viene anche detto più volte dalla band, un “non-existent movie”.
I Lebowski caratterizzano ogni loro pezzo, utilizzando le più svariate tecniche, e più svariati generi, influssi etnici e partiture neoclassiche; aggiungendo poi stralci di film, polacchi e non, per rendere ancora più presente nella testa dell’ascoltatore, se mai ce ne fosse bisogno, di trovarsi al cospetto di una lunga suite cinematografica.
“Trip to Doha”, dove i richiami arabeggianti ti portano con la mente lontano, tra dune e popoli antichi millenni, là dove ora il sangue scorre a fiumi, e una partitura di piano classica che irrompe nel tessuto della canzone per stravolgere l’equilibrio e cambiarne completamente il mood.
“137 Sec”, si apre con un forte richiamo ancora all’oriente, a terre dove il sole non dà scampo all’impreparato, rituffandoci in suoni che avevamo anche sentito in film tragici quali “Black Hawk Down”, anche se tutto è legato alla voce femminile sognante e “narrante” che fa da contraltare al moog che interviene a ricordare l’anima più prog della band.
“Cinematic”, che dà il titolo al disco, si siede a metà tra il prog e la fusion, quel progressivo che dicevamo tanto caro agli SBB conterranei dei Lebowski, con la presenza di un sax malinconico che sposa alla perfezione il “mood” di questo pezzo; la chitarra elettrica di Marci entra per brevi tratti e disegna armonie calde e avvolgenti, trasportando l’ascoltatore in lidi lontani.
Mi accorgo che, però, spezzettando nelle sue varie parti non rendo onore a quest’opera, opera che deve essere assaporata integralmente; come potrebbe essere un libro di Joyce, uno “stream of consciousness” musicale, un viaggio da intraprendere e da terminare nella notte, al buio, con i Leowski a farci da guida; in ultima analisi un piccolo capolavoro che son sicuro otterrà la giusta collocazione sul mercato! Capolavoro!
Recensione di Lorenzo C.
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.