Prima di iniziare qeusta recensione è meglio puntualizzare una cosa: per me l'industrial è un genere sconosciuto, a parte i Fear Factory non ascolto nessun gruppo e per cui questo album dei Red Harvest è il primo loro che sento, per cui i fan nn me ne abbiano a male se scrivo qualche cavolata. Presupposto questo inizio con la recensione
I Red Harvest sono un gruppo norvegese nato ormai più di 10 anni or sono e che ha già alle spalle 2 album e diversi tour. Il genere proposto è per l'appunto industrial con i synth in primo piano.
Dopo una breve intro elettronica "Anatomy of the Unknow" (di cui è presente sul cd il video veramente ben fatto e che ricrea bene l'atmosfera indutriale del pezzo) ci colpisce dritto in faccia grazie ad una doppia cassa veloce e un riff semplice ma devastante. I synth di LRZ (che aveva collaborato anche su Aeon degli Zyklon) sono in primo piano e la voce malata di Ofu Kahn ben si adatta con le parti più atmosfriche del disco. Con "Fall of Fate" la band pesta ancora duro ma lo stile vocale cambia diventando un growl molto sforzato. Il riffing di chitarra è estremamente semplice ma efficace, infatti i riff presenti in ogni canzone si posso contare sulla punta delle dita dando maggior linearità e semplicità ai pezzi, facendoli diventare più in your face. "Abstract Morality Junction" è un pezzo elettronico, molto sperimentale e molto ripetitivo che però non stufa ma anzi è abbastanza interessante. Con la 5° "Mekanizm" i tempi rallentano all'inizio ma dopo poco ritornano abbastanza elevati per uno dei pezzi migliori del disco. Dopo una lunga intro con dei rumori e degli effetti elettronici "Symbol of Decay" si dimostra uno dei pezzi più lento e malato del cd, col suo incedere ripetitivo e ossessivo. Con "Teckocrate" la band sfodera tutta la sua cattiveria con Ofu Kahn protagonista di una prova veramente ottima, al limite del black. "Synthesize my DNA" è un esperimento mal riuscito di fondere l'elettronica con parti metal. Infatti le parti chitarristiche sarebbe buone ma una bruttissima batteria elettronica rovina il tutto. Con "Wormz" il gruppo ritorna sulle proprie sonortià anche se alle volte si inizia a risentire qualcosa che era già presente nelle canzoni precedenti."4-4-1-8" è un altro "siparietto" di LRZ che gioca con dei rumori industriali ricreando un buona atmosfera. Il pezzo finale è la title-track che si distacca un pò dal resto, le parti di chitarra infatti diventano leggermente più difficili ma comuqnue sempre molto pesanti.
In conclusione un buon album anche alcuni pezzi forse sono troppo tirati per le lunghe e alla lunga annoiano.
Recensione di Simone Bonetti
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.