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Furor Gallico - "Furor Gallico" (***/***)

Line up:

Pagan - Vocals
Ste - Guitar, Backing Vocals
Oldhan - Guitar
Mac – Bass
Becky - Celtic Harp, Backing Vocals
Laura - Violin
Merogaisus - Bouzouki, Tin and Low Whistle, Bangpipes, Bodhran, Acoustic Guitars
Simo - Drums
 

voto:

8
 

recensione

Esce il primo disco dei Furor Gallico, la band di Monza che affianca i Longobardeath e Folkstone nel lanciare il Folk metal italiano.
I Furor Gallico si sono conosciuti nei raduni celtici in giro nella penisola ed è già da un paio d’anni che si cimentano con successo nel Folk Metal. La band nata principalmente per stare sul palco ha raggiunto una bravura tale che era giunto il tempo di consacrarli con un disco di ampio respiro. Non sempre le band brave sul palco riescono a comunicare la stessa energia tramite il disco ma questo non è il caso dei Furor Gallico. Le canzoni di questo disco scorrono veloci e precise tutti gli strumenti sono ben equilibrati e pur essendo spesso in 7 a suonare riescono a tenere i suoni puliti e le linee melodiche un ordine. Mi sento già di affermare che i Furor Gallico sono già a un livello che le band raggiungono dopo due o tre dischi, sono davvero impressionato.
Entriamo adesso nello specifico con questo disco che si apre con un intro alla Ensiferum con tamburi flauti a farla da padrone. Ci si cala subito nell’atmosfera folk necessaria con “Venti di Ibolc” cantata in italiano non proprio growl ma comunque molto sporco. I Furor Gallico non cantano alla corte dei re ma incitano i guerrieri prima della battaglia. Veloci e decisi si presentano “Ancient Rites” un brano, stavolta in inglese che si basa su violini e l’alternanza tra growl e clean, davvero ben riusciti, dietro le pelli Simo da una carica straordinaria al pezzo. “Cathubodva” molto vicina alle sonorità dei Korpiklaani, capostipiti del genere, ha anche un ottimo intermezzo lento che spezza con maestria il ritmo della song più lunga dell’album (6:29 min) e che lancia la successiva “The Gods Have Returned”. Questa inizia come ballad ma acquista forza e velocità nel proseguo della song. La vera ballad è “Golden Spiral” che lancia una super folk “Curmisagios”, probabilmente la canzone simbolo dell’album! L’album procede poi con una serie si canzoni davvero ben riuscite tra cui la strumentale “Bright Eyes” coi i flauti a farla da padrone e “La Caccia Morta” un’altra canzone in italiano.
I Furor Gallico hanno sicuramente centrato l’obiettivo giusto, quest’album di debutto è superiore come qualità, tecnica e innovazione a tantissimi dischi di band anche già affermate. Questi ragazzi sono sicuramente la band più promettente della scena italiana nel 2010, aspettiamo con attesa cosa faranno nel 2011!

Recensione di Tommaso Bonetti

tracklist

  1. Intro
  2. Venti di Imbolc
  3. Ancient Rites
  4. Cathubodva
  5. The Gods Have Returned
  6. Golden Spiral
  7. Curmisagios
  8. Miracolous Child
  9. Medhelan
  10. Bright Eyes
  11. La Caccia Morta
  12. Banshee
  13. The Glorious Dawn

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