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Tards (the) - "Guillotine" (Selfprod/Selfprod)

Line up:

Keegan Smith – guitar, vocals Mike Smith – guitar Tom Cole-Nieves – bass, back vocals Evan Ryan - drum
 

voto:

7
 

recensione

Da Kansas City, Missouri dopo due album autoprodotti ecco arrivare i “Tards” col loro nuovo, ma sempre autoprodotto Guillotine.
La matrice è semplice e indissolubile thrash metal, chiare le influenze bay Area anni 80 così come nella voce di Keegan Smith, c’è un omaggio alla voce al vetriolo di Lemmy degli inossidabili Mötörhead; nelle chitarre si sente anche tanto, tanto sapor di Metallica primi dischi…un gusto che si fa sempre più presente da canzone a canzone.
“Hooked” apre le danze; pezzo veloce e potente, debitore di certi Metallica e di certi Mötörhead, rivisitati e digeriti ma sempre presenti nelle linee melodiche delle chitarre di Mike Smith e nella voce di Keegan Smith; l’unica parte che stona è il lungo e a dirla tutta intermezzo che non aiuta il pezzo, che fin a quel momento aveva permesso dell’ottimo headbangin’!
“Makin’ it…” risulta dozzinale e non coinvolgente fino alla battaglia centrale delle due chitarre, un vero colpo di rasoio dopo l’altro, omaggio ai Maiden sicuramente e a tutto il movimento NWOBHM, incluso il viaggio sulle corde fatto da Cole-Nieves.
“Suicide am I” sembra sfuggita ad un polveroso scaffale di uno studio di registrazione degli anni ’80, a metà strada fra i primordi della Bay Area e il canto del cigno della n.w.o.h.b.m., la rabbia nella voce di Keegan non si attenua e il drumming potente di Evan, non da scampo alcuno, anche se qui ci troviamo di fronte a situazioni più cadenzate e ritmate e meno squassanti.
Le composizioni da qui fino alla fine si mantengono sempre su minutaggi elevati, e sempre sopra i quattro minuti, segno di un gruppo che non vuole pedissequamente copiare i grandi della storia dell’heavy metal ma vuole imprimere la propria impronta, il proprio segno distintivo in ogni composizione.
“No more truth than lies” rientra in quella descrizione appena menzionata, ci aggiriamo intorno ai sette minuti, i ritmi sono cadenzati e inframezzati a stacchi più veloci e potenti, le chitarre ricordano sempre i “four horsemen” e anche in alcuni passaggi i Megadeth del periodo Rust in Peace…, cio’ che non ti aspetti arriva a metà della composizione, dove la potenza viene messa da parte e i Tards mostrano la loro vena melodica, sul tappeto di Cole-Nieves i due Smith si sfidano in solo che porta alla mente subito il fraseggio di Hangar18 o di Holy Wars…un piacere per i nostri padiglioni acustici!
“Give me the guillotine” torna a premere sull’acceleratore, senza mezzi termini, il potente drumming di Evan sorregge benissimo il duello chitarristico, e i “chorus” da moshpit di Keegan e del bass player Tom!
“all the way tot eh gRave” è un inno che sicuramente piacerebbe a Lemmy, in questo pezzo c’è tutto lo spirito di Lemmy e co., è veloce potente ed estremamente melodico, ti vien voglia di alzar mille boccali e far partire un violento mosh sotto il palco!
“Revoluton Revolver” è il pezzo che chiude il disco, una pièce de résistance da nove minuti, dove i Tards buttano dentro tutto loro stessi, si passa da parti estremamente melodiche a passaggi più furiosi, ben amalgamati da continui duelli tra le chitarre e tutto sempre supportato dalla sezione ritmica potente e precisa; in questo pezzo il fantasma dei maiden periodo Di’Anno si palesano in maniera molto molto evidente e la cosa non può che fare piacere!
In definitiva in disco ben suonato, potente, melodico, con le radici ben piantate negli ‘80s ma con un gusto tutto personale, con la certezza di vederli un giorno o l’latro con un contratto, dato che i ragazzi lo meritano!


Recensione di Lorenzo C.

tracklist

  1. 1. Hooked
  2. 2. Makin’ it don’t mean ya made it
  3. 3. Suicide I am
  4. 4. No more truth than lies
  5. 5. Give me the Guillotine
  6. 6. Tear out the seats and mosh
  7. 7. All the way to the grave
  8. 8. Revolution Revolver

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