Abysmal Down è un nome, ai più, sconosciuto e direi ingiustamente. Siamo di fronte ad un gruppo con tutte le carte in regola per piacere ad una buona fetta di pubblico, anche esigente. Il genere è di quello che oggi domina la scena estrema, ovvero un death/deathcore, sviluppatosi sulla falsa riga dei più noti Diyng Fetus. L’album si apre con un intro che rievoca paesaggi apocalittici per poi aprirsi con le due traccie (seconda e terza) "Pixilated Ignorance" e "In Service of Time" che certo non vanno per il sottile: doppio pedale e serrati riff di chitarra ergono un muro sonoro per poi finire in breakdown. Terza e quarta seguono queste linee guida senza cadere (per fortuna) nell’autoplagio.
A metà cd si fa spazio un intermezzo di percussioni che sembra quasi una seconda intro che ci accompagna nella seconda parte del disco. Le canzoni, ora, pur mantenendo velocità elevate presentano più melodicità negli assoli e anche i rallentamenti hanno più groove:"Perpetual Domancy" e "Leveling the plane of Existence" seguono questo schema accelerazione-breakdown molto piacevole. Quando il ritmo è (relativamente) sceso si ricomincia a pestare duro con la bellissima "Manufactured Humanity" velocissima e con un assolo che è una perla (forse la migliore canzone dell’album) . Nella parte finale del disco, il suond diventa totalmente groove, accantonando le sfuriate che fino a questo punto hanno caratterizzato il cd, facendo da tappeto agli assoli i quali ormai fanno da padroni.
Ovviamente questo cd non è un capolavoro del metal moderno e dunque presenta anche lati negativi, in primis la voce piatta del cantante che, purtroppo, ha un growl monotono e poco caratteristico il quale assomiglia fin troppo alla miriade di gruppi di questo genere. Altra nota dolente è la registrazione del basso praticamente impercettibile, oggi sembra sia quasi di moda non far sentire il bassista nella fase studio. Ultimo accorgimento è la poca originalità della band americana in quanto le band di questo tipo, quasi tutte americane, sembrano copiarsi l’una con l’altra.
In conclusione un lavoro discreto con molta tecnica, ma poca originalità. Bello abbastanza da mettere sull’iPod ma non per diventare un capolavoro e un riferimento per le generazioni future. Poteva andargli meglio.
Recensione di Alex "Brutale" Lattanzi
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