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Origod - "A new Dawn Fades Ep" (One Voice Recs/One Voice Recs)

Line up:

Vincenzo – vocals Dario – guitars Bobo – bass Luciano – drums
 

voto:

7
 

recensione

Dall’italico stivale ci pervengono gli Origod, con il loro nuovo “A New Dawn Fades” prodotto dagli One Voice Studio Recs.
I numi tutelari a quali i ragazzi si inginocchiano sono quelli della scena Postcore, siano essi gli Isis, i Pelican o a gruppi di più recente nascita ma di non minor valore quali i Between the Buried and me; è sempre presente la sensazione del dolore, della rabbia mal contenuta, di un mal di vivere, di una non accettazione di questa società fatta di clichè e di etichette, e tutto questo traspare in ogni traccia.
La voce di Vincenzo è sempre filtrata, non ci sono momenti in cui risulta pulita, né nei momenti più violenti né in quelli più melodici e “riflessivi”; da “Memories” dove, melodie che possiamo definire “lontanamente” maidenane nelle parti di chitarra si fondono alla perfezione con la potenza della batteria di Luciano.
“Born under Saturn”, ci presenta la band sempre compatta, precisa, non ci sono sbavature, il genere non te lo permette, troppi sono i cambi di tempo e di “melodia”, non c’è continuità armonica, che una ricerca non della forma canzone ma del fluire del pezzo; “Needy of Bilance” parte in maniera più melodica, parte con un incedere da mid tempo ma subito tutto si stravolge, tutto si trasforma e la furia torna a imperversare sulle pelli di Luciano, e la chitarra di Dario non si dà pace, cerca di urlare il proprio dolore più alto e forte di Vincenzo, creando un connubio sicuramente vincente.
“Another Future” “Raincloud” e “Kingdoms” ci regalano la band sempre concentrate, “focused”, una macchina da guerra, che cerca non l’assolo facile o la melodia facile, ma la trama intricata, la rasoiata che non ti aspetti ma che arriva, tempi dispari dietro ogni “angolo”, il tutto alle volte “ammorbidito” da partiture di chitarra che non ti aspetti, sentitevi i primi giri di “Raincloud” e mi saprete dire!.
Chiude un ep ti tutto rispetto “Freedom is the end” che, se non aggiunge nulla alla “cifra” e alle doti di questa formazione tricolore, non va a togliere un solo grammo di credibilità e di qualità che la band ha dimostrato per tutto il cd; complimenti anche per il booklet molto curato e per l’artowrk del cd, opera del pittore inglese John Constable (uno dei massimi esponenti della pittura ottocentesca inglese insieme a Turner), non banale e che dimostra se ancora ve ne era bisogno, del valore dei quattro ragazzi.


Recensione di Lorenzo C.

tracklist

  1. 1. Memories
  2. 2. Born Under Saturn
  3. 3. Needy of Balance
  4. 4. Another Future
  5. 5. Raincloud
  6. 6. Kingdoms
  7. 7. Freedom is the end

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