Era tempo che non si sentiva tanta raffinatezza. I Pictures of Pain hanno colpito nel segno. Intendo: qui si che si ascolta Musica! Ma parliamo di questo bel lavoro: Come avrete capito è un ottimo cd quello che ci accingiamo a descrivere. Subito esso colpisce per la semplicità, la precisione e la profondità dei brani che procedono senza intoppi, lisci come l’olio. Ogni brano si distingue dall’altro senza difficoltà, pur avendo tutti (o quasi) la stessa struttura: le parti acustiche si incastrano naturalmente nella trama dei pezzi facendo da spartiacque tra tappeti di doppio pedale e riff mid-tempo che fanno da cornice ai magnifici (e non sono retorico) assoli di Rune Fredriksen e Arne Marton Tangje, i due chitarristi. La ritmica è perfetta, senza ampollosità, basso e batteria (Roy Østrem e Frode Gundersen) svolgono il loro lavoro in modo molto professionale, ma lo scettro del migliore se lo aggiudica Hans Henge Iversen , il cantante che passa dalla voce pulita allo scream, dai bassi al falsetto con una facilità disarmante. Una spanna sopra gli altri. Non vi illudete però, qui non si propone un genere nuovo e neanche questo album è una rivoluzione sonora: il genere di base è un heavy metal che prende le sfumature di quasi tutti i “fratelli minori” come il thrash, death e una spruzzata di black (nella traccia “Signs of time” ci sono sfuriate, scream e blast beat da far invidia a molti gruppi black odierni), rimanendo sempre molto melodici e piacevoli, senza lasciare niente al caso. Inoltre la produzione è buona, gli strumenti si sentono tutti distintamente e le chitarre spiccano per brillantezza nel suono mentre per la voce c’è un riguardo particolare visto che è sempre udibile anche durante nei momenti più “duri”. Elogio particolare va ad alcune traccie come la title-track “Reckoning”, una vera perla, all’intro “Betrayal” la quale è l’esempio più lampante di come i Pictures Of Pain riescano a miscelare assieme melodia con un suono graffiante e alla final-track “Final State”, 8 minuti che vi terranno incollati allo stereo. Cos’altro aggiungere? Un’ottimo debut-album che magari soffre un po’ della somiglianza tra un brano e l’altro a livello di costruzione strutturale e che a lungo andare potrebbe appesantire l’ascolto. Comunque sia, tanto di cappello a quest cinque norvegesi che rendono ulteriore onore alla penisola scandinava. Un disco adatto a chiunque, dal “defender” al novizio. Un disco da non farsi scappare. Non mi rimane che augurarvi Buon Ascolto.
Recensione di Alex "Brutale" Lattanzi
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