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Karma To Burn - "Karma To Burn" (Roadrunner Records/Warner)

Line up:

J. Jarosz - Vocals
Dickie - Bass
William - Guitar
Nicholas - Drums
 

voto:

8,5
 

recensione

Ok, ok, ammettiamo di suscitare spesso e volentieri qualche piccola perplessità riguardo all’onestà dell’operato di una label famosissima come la Roadrunner Records, ammettiamo pure di non avere una particolare simpatia per le band del suo roster. Del resto farsi un’idea personale è la cosa più concessa che esiste no? Non è dunque un problema esternale qualche contestazione sull’omonimo album dei Karma To Burn, affermata band stoner del West Virginia che nel 1997 debuttò con questo omonimo album, pubblicato appunto dall’etichetta olandese. Le cose a quei tempi stavano così: vuoi entrare nel mio roster? ok, però fai quello che ti dico io, da cima a fondo! Detto fatto, diventati famosi grazie alla qualità della loro musica interamente strumentale, i KTB iniziarono la loro carriera con l’imposizione di avere in formazione un cantante, la cui scelta cadde su Jason ’J.J’ Jarosz, una scelta tutt’oggi discutibile e che limitò leggermente la creatività della band. Già, leggermente, perchè questi ragazzi nonostante avendo una mano incatenata riuscirono comunque a mettere alle stampe un piccolo gioiello stoner/psichedelico, un vero disco culto per tutti i fan del genere, capace di avviare un processo di maturazione inarrestabile per la band stessa. La formula qui era ancora in fase di elaborazione, la sabbia era appena cominciata a espandersi leggermente nell’aria e la vera e propria tempesta desertica si sarebbe abbattuta solo con i successivi "Wild Wonderful Purgatory" e "Almost Heathen", due dischi fondamentali. Ne venne quindi fuori una tracklist in bilico tra "canzoni d’atmosfera tamarra" e veri e propri gioiellini di pesante psichedelica. Dalla prima categoria si notano soprattutto brani come "Bobbi Bobbi Bobbi - I’m Not Good" e "Twin Sisters And Half A Bottle Of Bourbon", perfetti per fare gli sbruffoni sulla propria decappottabile in mezzo alle vie del centro, o ancor meglio su qualche autostrada texana. Entrando nello specifico e quindi toccando la seconda categoria è "Ma Petite Mort" e il suo cafonissimo stoner a iniziare a far tremare le finestre, che avvertiamo, si spaccheranno del tutto con "Patty Hearts’s Closet Mantra", dall’intro tribale e dal proseguo decisamente particolare grazie all’intreccio delle due voci su base stoner. Una sensazione di smarrimento notturno nei canyon del Colorado vi si materializzerà con "Appalachian Woman", appena in tempo per presentare la successiva "Twenty Four Hours", cover ben riuscita del pezzo di Ian Curtis. Tornando al discorso iniziale sono però le tracce strumentali quelle che fanno la parte del leone, dove tanto per intenderci si intravede quello che negli anni successivi diverrà il fulcro progetto Karma To Burn, tanta musica (o rumore se preferite) e ben poche parole. Da citare dunque la sfrontatezza di "Eight", forse il miglior pezzo del lotto, le pesanti ritmiche di "Thirtenn" e l’arida psichedelica di "Six", una sorta di "Mondo Generator" di questo debutto. Pensandoci bene di esordi così non se ne vedono più in giro, copertina orrida a parte e limitati da una discutibile scelta "dall’alto" questi figli dei Kyuss sono riusciti a confezionare quello che dovrebbe essere un disco obbligatorio per tutti i devoti delle sonorità pesanti e distorte. Da qui in avanti sbalordiranno il mondo, o almeno la fetta di esso che ha deciso di prestargli attenzione.

Recensione di Thomas Ciapponi

tracklist

  1. Ma Petit Mort
  2. Bobbi Bobbi Bobbi - I’m Not God
  3. Patty Hearst’s Closet Mantra
  4. Mt. Penetrator
  5. Eight
  6. Appalachian Woman
  7. Twenty Four Hours (Ian Curtis cover)
  8. Sixgun Suckerpunch
  9. Thirteen
  10. Waltz of the Playboy Pallbearers
  11. Twin Sisters & Half a Bottle of Bourbon
  12. Six

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