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A Buried Existence - "The Dying Breed" (Self/Self)

Line up:

Gianluca Molè - Guitars
Marko Veraldi - Vocals
Tat0 - Bass
Alessandro Vinci - Drums
 

voto:

7,5
 

recensione

Ci piace sottolineare il fatto di questo continuo viaggio estero alla ricerca di band estreme dall’alto tasso tecnico e brutale quando basterebbe solo dare un’occhiata in casa nostra per scovare ottime realtà. Questo per introdurre i calabresi A Buried Existence, una sorta di supergruppo della scena di Catanzaro formato da membri di Zora, Glacial Fear e Land Of Hate, formatosi nel 2008 e gia capace di fare parlare di sé con l’EP "Ferocity". Proprio dalle esperienze di questi quattro preparatissimi musicisti si modella il suono di "The Dying Breed", un disco feroce e dannatamente in your face, che riesce ad amalgamare con una forte linearità di fondo generi come il death metal, l’hardcore e una certa attitudine groove strappata ai Sepultura di "Chaos A.D.". Niente di nuovo si potrebbe pensare, ed effettivamente i cardini musicali non sono certo dei più originali, tuttavia la forza di questo debutto (e del gruppo) è nell’immediatezza con la quale riesce a colpire nonostante il continuo muoversi all’interno di atmosfere a tratti oscure, quasi post-apocalittiche, e a tratti di vera e propria protesta sociale. Le tematiche trattate dalla band sono infatti incentrare per la gran parte in quest ultimo ramo, dando così modo alle sterzate hardcore di poter esprimersi al meglio e fare del vocalist Marco Veraldi e del suo scream un’autentico manifesto di rabbia. Da sottolineare quanto la prova maiuscola dei singoli influisca in maniera equa alla resa sonora ottenuta, va comunque dato merito al lavoro di chitarra eccellente di un Molè ispiratissimo, il suo bagaglio tecnico riesce ad incidere l’intera tracklist, con un occhio di riguardo a episodi come "Public Enemies", "Perverted Church" e "Family Ties", pezzi che dal vivo estrarranno ulteriormente i loro gia affilatissimi artigli. Gli assi nella manica di questo gruppo non si limitano però a tre pesantissime sassate, ad arricchire ulteriormente il platter fanno capolino la viscerale "Reborn In The Sick", la cover di "Unite" dei Throwdown (che rende perfettamente giustizia all’originale) e la fantastica idea di inserire nel finale la rivisitazione della colonna sonora di "28 Weeks Later". Da riguardare sono invece episodi come "Revenge" e "New World Desaster", che intendiamoci, non sfigurano affatto col resto della tracklist ma hanno il difetto di ricordare troppo i gia citati Sepultura. Tanto mestiere e tanta passione, sono questi gli elementi principali che hanno permesso agli A Buried Existence di debuttare con un disco decisamente sopra le righe. Noi ovviamente vi consigliamo di tenerli d’occhio e di supportare loro come supportare la scena death italiana, la quale al giorno d’oggi ha ben pochi rivali nel resto dell’Europa.

Recensione di Thomas Ciapponi

tracklist

  1. Family Ties
  2. Revenge
  3. Perverted Church
  4. The Dying Breed
  5. Reborn In The Sick
  6. Public Enemies
  7. Unite (Throdown cover)
  8. New World Desaster
  9. Combat Shock
  10. 28 Weeks Later

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