Suonare bene musica d’altri. Sembra lo slogan di una cover band di scarsa fattura, eppure al giorno d’oggi quanti sono i casi di giovani metal-band che, pur suonando musica propria, ricordano in tutto e per tutto formazioni di successo che hanno fatto la fortuna del genere in questione? Questo è ciò che accade ai portoghesi Switchtense, dei giovani ragazzi in giro gia da qualche anno, tanti quanto bastano per pubblicare l’esordio "Confrontation Of Souls" e l’omonimo disco in questione. La loro formula puzza terribilmente di quel thrash/groove che ha fatto la fortuna del nuovo millennio, ergendo la propria decrepita baracca sulla falsariga di composizioni estirpate un po qua dai Sepultura e un po la da Pantera e Lamb Of God, senza dimenticarsi gli immancabili assoli sparati a mille senza il minimo criterio tecnico, certe cose lasciamole fare solo a chi le ha portate avanti per decenni, grazie. Dopo questa doverosa premessa bisogna analizzare il disco per quello che è, ovvero un’unica traccia di 50 minuti dove non si percepisce alcuna voglia di cambiare le carte in tavola, un po come se degli Opeth sconosciuti si mettessero lì belli tranquilli a comporre una suite di quasi un’ora caratterizzata da chitarre acustiche e dalla voce in versione clean di Akerfeldt. Ovviamente gli Switchtense lo fanno in modalità "estrema" ma il senso rimane quello, un piattume sonoro disarmante che non riesce neanche per sbaglio a catturare l’attenzione dell’ascoltatore per una manciata di secondi. E poco importa se non c’è il ritornello catchy, le ritmiche assassine o gli assoli ultratecnici che gridano al miracolo, quando non ci sono idee di fondo e si vaga alla cieca senza sapere dove andare a parare per il semplice gusto di strimpellare cinque strumenti bisognerebbe fermarsi un attimo e porsi delle domande. Puzza di bruciato l’avevamo sentita gia vedendo la copertina, eravamo pronti a ricrederci, purtroppo ogni tanto il detto "l’abito non fa il monaco" ha maledettamente torto.
Recensione di Thomas Ciapponi
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