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Pain - "You Only Live Twice" (Nuclear Blast Records/Audioglobe)

Line up:

Peter Tägtgren - Vocals, Guitar
David Wallin - Drums
Michael Bohlin - Guitar
Johan Husgafvel - Bass
 

voto:

7
 

recensione

Abbandonato il lato oscuro e volendo sperimentale di "Cynic Paradise" i Pain di Peter Tagtgren decidono di cambiare faccia con questo "You Only Live Twice", allegro e energico gia dalla strana copertina e ancor più dinamico nelle sue tracce. Destreggandosi a meraviglia tra questo progetto e i suoi Hypocrisy, il musicista/produttore svedese di indubbia qualità opta, tre anni dopo dal suo (ingiustamente) sottovalutato predecessore, per quello che risulta a tutti gli effetti essere l’industrial moderno tanto in voga ai giorni nostri: addio ai suoni pesanti ed industriali, addio alle atmosfera fredde e distaccate, addio alle ritmiche marziali, il nuovo industrial è rock, rock di quello alla AC/DC, semplice, diretto e farcito in questi casi da synth e parti elettroniche da contorno. Certo i Pain non hanno mai rispettato gli standard del primo tipo descritto se non nell’omonimo debut album del 1997, la tamarraggine di fondo è sempre stato un elemento distintivo di questo progetto, "You Only Live Twice" osa però aprire una nuova parentesi fortemente contaminata dall’easy rock da festicciola, fedele al trademark del gruppo si, ma comunque dal concetto differente. L’impressione è quella di uno svago per il buon Pet, una sorta di omaggio evasivo a band da lui stimate quali Kiss o Motley Crue, una piccola oasi in un deserto fatto da numerosissimi impegni. Basti ascoltare pezzi come i singoli apripista "The Great Pretender" e "Dirty Woman" per capire a che categoria appartiene l’intero lavoro, indubbiamente gli esempi pù lampanti della nuova politica "fanculo al lato tecnico, spacchiamo tutto". Della stessa pasta ma con qualche accenno elettronico in più sono fatti "Feed The Demons" e "We Want More", fuori contesto invece l’intro "Let Me Out", pezzo più debole del lotto che si avvicina a certe atmosfere decadenti symphonic power (la costante compagnia dei Nightwish non era buon segno). Per un attimo riaffiorano anche le atmosfere tanto care al nostro eroe: la titletrack e "Leave Me Alone", con il loro incedere dark/goth e valorizzate da una gran prova al microfono di Pet, si candidano a migliori pezzi del lotto, riportando in trionfo quel sound tanto caro ai fan di questa creatura. Simile come struttura è la conclusiva "Season Of The Reaper", buona ma in una posizione in tracklist sfavorevole, mentre di tutt’altra pasta è fatta "Monster", unico brano veramente martellante dove ci si può scapocciare e pogare di santa ragione. Abbiamo detto che questo disco suggerisce l’idea di una boccata d’aria agli impegni personali del frontman, qui lo ribadiamo e invitiamo dunque tutti i fan, anche quelli più esigenti, a valutare l’ascolto per quello che è. Del resto i side project sono fatti per sbizzarrirsi come meglio si ritiene opportuno no?

Recensione di Thomas Ciapponi

tracklist

  1. Let Me Out
  2. Feed The Demons
  3. The Great Pretender
  4. You Only Live Twice
  5. Dirty Woman
  6. We Want More
  7. Leave Me Alone
  8. Monster
  9. Season Of The Reaper

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