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In Flames - "Sounds of a Playground Fading" (Century Media Records/EMI)

Line up:

Anders Fridén - Vocals
Björn Gelotte - Guitars
Peter Iwers - Bass
Daniel Svensson - Drums
Niclas Engelin - Guitars
 

voto:

7
 

recensione

Arriva anche per band come gli In Flames il momento di affrontare la propria immagine creata nel corso degli anni, nata con i classici del melodic death dei ’90 ed evolutasi a cavallo col nuovo millennio, per poi subire uno stravolgimento totale con i lavori più recenti, in particolar modo con "Come Clarity" e "A Sense Of Purpose", veleno per i vecchi fan ma acqua calda per i nuovi, due album che hanno permesso al quintetto di Gothenburg di risquotere un grande successo e immolarsi a gruppo da passaggio di testimone quando i nomi storici chiuderanno definitivamente bottega. Dunque quale occasione migliore per confrontarsi con sè stessi se non dopo il nuovo contratto con la Century Media e l’auto-abbandono (momentaneo?) del principale compositore, ovvero il chitarrista Jesper Stromblad, unico elemento sopravvissuto dal nucleo iniziale, fuori per apparenti motivi di alcolismo. Si provano a rimescolare le carte sul tavolo, nominando mastrogiostraio quel Björn Gelotte sempre oscurato dal suo ben più dotato collega, discriminazione in questo caso giustificata e confermata ulteriormente da questo "Sounds of a Playground Fading", disco che non stravolge il suono delle ultime produzioni ma che lo devìa verso lidi a tratti pop e a tratti ancora indefinibili. Una cosa è certa, quando mancano le idee per buoni riff di chitarra (e qui mancano) ci si gioca il tutto per tutto con la carta cantante, ecco quindi come Anders Fridén e il suo nuovo timbro moderno si impadroniscono prepotentemente dell’intero ascolto, caratterizzandolo con le proprie linee vocali sempre in primo piano e forse mai così ben gestite e sfruttate nei refrain, giocati sull’orecchiabilità e indirizzati soprattutto ad una resa sonora live trascinante. Fridèn c’è in ogni dove, dalle hit trascinanti ("Deliver Us", "Where the Dead Ships Dwell" e la titletrack) alle sperimentazioni electro-industrial di "The Attic" e "Jester’s Door", quest’ultima una pietra tombale definitiva per gli (speriamo ancora pochi) illusi che da 10 anni a questa parte stanno sperando in un ritorno alle sonorità dello storico "The Jester Race". Cresce a dismisura il numero di assoli presenti, veramente innumerevoli e il più delle volte messi lì quasi come da sfruttare vista la carenza di idee per il riffaggio, così come del restono crescono anche le introduzioni ad arpeggio, usate abbondantemente da Björn quando non si opta per le intruduzioni a campionatura elettronica; c’è poi aria di novità con la danzante "Darker Times", pop-oriented ma non completamente da buttare, la simile "Liberation", ma assolutamente meno riuscita, le epicheggianti "All For Me" e "A New Dawn", due episodi atipici la quale formula ci piacerebbe risentirla sviluppata al meglio in futuro. Le vere cadute nel barato vengono compiute proprio quando si tenta di partire a razzo senza guardare in faccia a nessuno: "The Puzzle" e "Enter Tragedy" sono infatti due brani pessimi dove evidentemente viene persa la lucidità nel capire quando un doppio pedale andrebbe inserito all’interno di una composizione, veramente fuori luogo. In quasi 20 anni di carriera gli In Flames hanno passato almeno tre frasi cruciali, ora stiamo entrando probabilmente nella quarta e dunque mai come adesso la soggiettività potrebbe influire sul voto finale. Quello impossibile da negare è che della qualità in "Sounds Of A Playground Fading" c’è, non tocca vette e non cade in baratri, rimane lì sospeso ad un filo in attesa del vostro verdetto.

Recensione di Thomas Ciapponi

tracklist

  1. Sounds of a Playground Fading
  2. Deliver Us
  3. All For Me
  4. The Puzzle
  5. Fear Is the Weakness
  6. Where the Dead Ships Dwell
  7. The Attic
  8. Darker Times
  9. Ropes
  10. Enter Tragedy
  11. Jester’s Door
  12. A New Dawn
  13. Liberation

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