Memore dell’ adagio “la qualità paga” (almeno in altri campi!), la capitolina Cruz Del Sur licenzia anche il nuovo Ep dei Pharaoh, band tanto misconosciuta da queste parti quanto eccelsa per quanto riguarda il songwriting.
Quindi, dopo tre full length ed un tributo ai Coroner (con “Tunnel Of Pain”!), arriva “Ten Years”, grande appetizer composto da quattro brani inediti più due cover, che mi auguro appunto siano solo un trailer di ciò che sarà il sound del Faraone nel prossimo disco.
Sì, perchè lo scintillante quartetto di “Philly” affila le proprie lame e ci regala un più asciutto e possente prodotto rispetto al precedente “Be Gone”, ugualmente validissimo ma forse per palati che amano anche un certo tipo di US Power/Prog.
Subito la title track dirada qualsiasi dubbio sulla vena compositiva degli statunitensi, infatti, dall’incipit arrembante al solido mid tempo, la song poggia sulle consuete linee vocali di Tim Aymar (sì, proprio “quello dei Control Denied”), efficacissime ed uniche per intensità, richiamando a sé la memoria di altre glorie dell’ Heavy a Stelle e Strisce.
“When We Fly” risulta ancor più ritmata ma melodica nelle vocals di Mr. Aymar, il tutto incorniciato dalle chirurgiche trame di Matt Johnsen, memori delle armonizzazioni di casa Maiden, riconfermandosi come chitarrista preparatissimo e pieno di “gusto”, oltre che esperto di Heavy italico (ci stupì con la sua conoscenza in occasione di una cena pre Keep It True)!
Atipica la scelta di coverizzare “White Light”, brano del 1993 scritto dai New Model Army ma, devo ammettere che ne sono lieto per due motivi, il primo è che gradisco parecchio la rock band inglese in questione e, la seconda, è che i Pharaoh l’hanno saputa rendere molto bene, vitaminizzandola certo ma, grazie all’ugola di Tim, non facendo affatto rimpiangere il cantato originale di Justin Sullivan.
Tracce degli ultimi Jag Panzer sono riscontrabili in “Reflection And The Inevitable Future”, potenza e melodia cristallina infatti accomunano i veterani del Colorado con l’act della Pennsylvania, questa traccia è l’ennesimo esempio di come si faccia a mantenere alta la tensione nel Power Metal, grazie alle indiscusse doti dei Pharaoh tutti.
Più classe e meno “assalto” nella successiva “Nothing I Can Say”, che mette in risalto anche l’operato di Chris Black dietro le pelli, oltre che a sottolineare i famosi pregi di songwriters sui quali andavo farneticando ad inizio recensione!
Chiusura con un’altra cover, di ben altro retaggio rispetto a “White Light”, infatti si tratta di “Tormentor”, la prima con questo titolo abusato (sicuramente verrò smentito!), ovvero quella degli Slayer, contenuta su “Show No Mercy” ventotto anni or sono.
Semplicemente trasformata in una US Power song d’annata, spogliandola della carica maligna dalla quale era stata concepita dall’ Assassino di Huntington Park ma, nel contempo, investendola di una cromata corazza, potente ed inossidabile, proprio come il sound a cui i Pharaoh fanno riferimento.
Speranzoso di avervi convinto, vi invito col cuore ad ascoltare “Ten Years” così come gli altri album dei qui presenti americani, dato che si parla molto della scena underground (anche a vanvera!), quindi, quando ci capitano davanti certi esempi di pura qualità, mi sembra il minimo dare una chance ad un gruppo che merita davvero, descrizione che calza ai Pharaoh sin dal 2003!
P.S. Dato che “bisogna” dare un voto, quello sottostante tiene conto che si tratta di un Ep con soltanto quattro brani originali e due covers, fosse stato un “Long Playing”, la votazione sarebbe stata certamente più elevata.
Recensione di Alessio Aondio
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