Tornano sul mercato i sassaresi Red Warlock, l’anno passato autori del mai abbastanza lodato “Serve Your Master”, album d’esordio uscito per la My Graveyard ed entrato di diritto in una ipotetica “all time best list” per quanto riguarda l’ Heavy Metal in Italia.
Ma, cerchiamo subito di fugare ogni dubbio, il nuovo “Question Of Mankind” non è il secondo full length della band sarda, bensì tre pezzi in formato e-album, ovvero che potranno essere esclusivamente ascoltati in formato mp3, scelta per certi versi discutibile, ma certamente idonea se si vogliono abbattere totalmente le frontiere del costo, sia da parte del compositore che del fruitore!
Probabilmente l’intenzione dei cinque Warlocks è quella di offrirci un aperitivo sull’evoluzione stilistica del gruppo, volta alla prossima release in studio sulla lunga distanza, quindi, letto in quest’ottica, i quindici minuti di “Question Of Mankind”, fanno da tramite tra il primo ed il secondo lavoro del quintetto.
Si comincia con “Eradicate The Trace”, brano nel quale le atmosfere tirate si alternano a cambi di tempo claustrofobici e particolarmente ispirati dalla coppia di chitarre, ancora una volta brandite da Giribaldi e Corazza la quale non lesina neppure quando si tratta di soli!
Da notare, certamente, una progressione nel suono dei Red Warlock, tale e tanta (forse troppa!) è l’ispirazione di una band come i Nevermore ed i riffs dell’ormai ex ascia Jeff Loomis, che potrebbe far sembrare la prima traccia un inedito del combo di Seattle, non fosse per la riconoscibile ed altrettanto dotata timbrica di Marco Piu.
“Flames Of Black Fire”, secondo pezzo, viaggia su coordinate dissimili, giocando maggiormente su ritmiche spezzate, ben interpretate dal drummer Claudio Sechi, il quale, come ogni membro della band, rende speciale le composizioni marchiate dallo Stregone Rosso.
Anche l’apertura melodica presente in qualità di ritornello è molto ben strutturata, infatti i nostri non sanno solo picchiare sodo, come peraltro già dimostrato con “Eagle Take My Hand”, lentone contenuto sul primo disco.
Ancora una volta non si può rimaner muti dinanzi ai grandi assoli presenti in questa canzone, non un obbligato riempitivo come troppe volte si sente, anzi, parte integrante del pezzo stesso.
“Refugees In Wastelands” è una breve intro disperata ed armonizzata, accompagnata ancora dal gran gusto di Claudio, che schiude al brano finale “The Great Plague”, con stacchi in odore Meshuggah, grazie ai controtempi di batteria che portano un tocco cibernetico all’ultimo atto di “Question Of Mankind”.
Non manca nemmeno la sana aggressività in “The Great Plague”, data anche dalla scelta vocale più ruvida del Piu, oltre che alle ripartenze con al timone l’usuale duo di sei corde, che, con le coordinate d’ispirazione ben chiare nella testa, sferza la tempesta plumbea nella quale è immersa la song in questione.
Tirando le somme, i Red Warlock con tre brani ci hanno già indicato la via che forse intenderanno seguire in futuro, quindi non si può indubbiamente sindacare, anche perché la qualità rimane intatta nei nuovi mp3 appena analizzati...
Parlando in tono assolutamente soggettivo, devo dire che preferivo l’appeal più “classico” (benché assolutamente non old fashioned) di “Serve Your Master”, se non altro perché il quintetto poteva suscitare qualche vaga reminescenza con altri act più famosi, mentre ora si paga un dazio non dovuto ai Nevermore e al loro mood oscuro e asettico.
Mi auguro solo, per il bene principalmente di un gruppo di tal levatura, che i Red Warlock suonino più “Red Warlock” sul prossimo album, dato che non hanno alcun bisogno di affidarsi a troppe influenze esterne, fermo restando che qui si parla di un livello sopra la media, anche in “Question Of Mankind”.
Recensione di Alessio Aondio
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