Molte volte, troppe volte ci siamo trovati a denigrare la scena musicale italiana, fatta molto spesso da mestieranti e nulla più, alcuni onesti che ammettono i propri limiti, altri che se ne fanno beffe e tormentano le nostre orecchie; ma nel sottobosco, FORTUNATAMENTE, gruppi e one man band nascono, crescono e sfornano prodotti molto validi che ci fanno gonfiare il petto d’orgoglio.
Questo è il caso del primo cd dell’Orrenda Acciaieria, one man band, one man project che decide di intraprendere la via difficile e molto pericolosa che Pelican, Mastodon post Crack the Skye, Red Sparowes hanno tracciato.
Il genere, definitelo, come volete, post hardcore, post metal, stoner mescolato a massiccie dosi di post qualcosa, tutto rigorosamente strumentale, un’opera che si dipana in otto tracce che si raccontano nell’ascolto, si raccontano nei titoli non convenzionali, nelle strutture ritmiche, quasi ipnotiche in alcuni punti; il tutto si dipana su tracce medio brevi, che con questo genere poco hanno a che spartire, ma che fuse insieme creano un mantra pre-apocalittico.
Da “il Morbo” diviso in quattro movimenti, tutti legati e amalgamati in una reiterazione di riffs e di melodie che ti rapiscono e ti incollano alle cuffie, per passare attraverso i due momenti di “Octopus Vulgaris” e a chiudersi con i due “Lento per sigaretta” che tutto sono e possono essere definiti che “lenti”, dove una pacata furia si scontra con una tetragona rabbia e l’unico a rimanerne “offeso” è l’ascoltatore, che, attendendo il “lento” viene colpito piu’ e piu’ volte dai riffs e dalla potente sezione ritmica.
Possiamo solo augurarci che l’Orrenda Acciaieria non perda lo slancio e l’entusiasmo, poiché di prodotti validi questo mondo ne ha bisogno e questo, a mio modestissimo parere, lo è perché fatto con i tre capisaldi della musica, sangue sudore e lacrime.
(Lorenzo C.)
Recensione di Lorenzo C.
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