Ci sono artisti, in questo paese che, fregandosene altamente di cosa possa essere trendy o come si possa monetizzare facilmente la professione del musicista, si butta anima e corpo in un progetto folle ma coerente con cio’ che ama fare.
Alessandro Bevivino è uno di questi artisti; dopo aver passato anni di militanza nell’undergound musicale con band quali Cyber Cross, Tron e Fabulous Concerto decide di creare musica da solo e suonarla anche da solo, se possibile, anche in sede live.
Il genere proposto è una viziosa mistura di “spaghetti western acustico” come lo definisce lo stesso artista ma con influenze che arrivano anche da altri generi; come in “Kill me” dove la voce e la chitarra di Alessandro ricordano tanto le psicotiche melodie degli Alice in Chains del compianto Layne Staley; ogni traccia di questo disco lascia in bocca il sapore della polvere del deserto, dei peggiori whisky che il Tennessee abbia mai prodotto e ti lascia in dubbio su dove tu abbia potuto appoggiare il tuo Stetson.
Dalla succitata “Kill me” a “Baradeida” il mix di Alice in Chains e di sfumature alla Depeche Mode con momenti di delirio vocale che ricordano un orchesco Luis Armstrong, dimostrano quanto poco o nulla commerciale sia la proposta ma quanto sia intrigante.
”Koko B. Ware”, strampalato omaggio al wrestler 80’s che rendeva ancor piu’ farsesco il ring con le sue apparizioni, è una traccia che segue il solco finora segnato; una chitarra acustica folle con la voce di Alessandro a fare da contraltare, mixando con umorismo e sarcasmo i toni all’interno del pezzo, rendendo il tutto ancor più deviato.
“Desert Race” recupera scale arabeggianti accompagnando una voce stentorea e quasi declamante, una traccia che ti attira nelle sue spire e ti lascia con mille dubbi sulla reale follia o meno del compositore dell’intera opera…fuorviante!
Sia “First November…” sia “Verbo Nero” non aggiungono nulla di nuovo, a parte il cantato in lingua italiana su “Verbo Nero”, sono ennesime conferme di quanto questo progetto “malato” e “deviato” e questo artista siano da tenere d’occhio, anche solo per il coraggio avuto nello sperimentare uno “spaghetti western acustico”. Continua cosi’!
(Lorenzo C)
Recensione di Lorenzo C.
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