“A Nightmare On Elm Street” nel 1984 terrorizzò I teen agers di mezzo mondo, infatti introdusse la figura di Freddy Krueger, maniaco omicida dal volto sfigurato, con indosso un maglione a strisce rosse e nere orizzontali ed armato del letale quanto artigliato…
Nel 2010, nascono nel bresciano gli Elm Street, ispirati nel monicker dal famoso horror movie di cui sopra, non con l’intenzione di emulare le gesta dello slasher Freddy, bensì con l’idea di stupire e rapire con una proposta musicale ricercata e senza dubbio inusuale, tutt’al più nel terzo millennio.
Infatti, le due tracce che compongono il loro primo demo, “DemOne” appunto, si rifanno alla distopica introspettività di gloriosi acts quali Black Widow , Blue Öyster Cult e, nelle parti più sognanti senza dubbio i Pink Floyd.
Di certo i succitati paragoni appaiono altisonanti, ma le influenze del gruppo devono essere proprio ricondotte (tra le altre) all’ingombrante trittico che ha “spaventato” i malcapitati ascoltatori sin dagli anni ’60.
Due pezzi dicevo, il primo “When The Night Fills The Light”, di quasi dieci minuti, è introdotto dai lunghi giri in clean del chitarrista Nicola Melillo, che spianano la strada alle vocals allucinate e nasali del frontman e bassista Giuseppe Lollio, giovane, educatissimo (dote da sottolineare!) e visionario, almeno per quel che riguarda la sua musica!
Verso la metà, la song diventa elettrica e dal riffing spezzetato, sul quale Giuseppe cambia registro, regalandoci tutta la sua lucida pazzia, con grida acide e acute, sempre ben supportato sia dalla sei corde di Nicola che dall’essenziale ma quanto mai calzante incedere di Gian Luigi Turelli dietro al drum kit.
Invito coloro che vorranno accostarsi agli Elm Street, a gustarsi i soli forgiati dal Melillo e di rapportarli alla sua carta d’identità, rivelatrice della appena acquisita maggiore età dello stesso ma che non reciterà di certo alla voce “segni particolari”, il gusto musicale per il necessario orpello.
“Lucienne’s Story”, più corta ma parimenti corposa, parte sempre nella penombra della chitarra acustica di Nicola, ribadendo la progressività della proposta Elm Street, grazie anche ad una prova ancor più convincente di Giuseppe, che interpreta al meglio le atmosfere cupe della povera Lucienne…
Ancora una volta il sound si indurisce col passare dei minuti, i tempi accelerano un attimo e le vocals di Lollio si fanno addirittura schizofreniche, concedendo ben poche speranze alla protagonista di tale oscura novella.
In definitiva, se un gruppo che esiste da solo un anno e mezzo o giù di lì, può già vantare una così marcata personalità in fase compositiva ed esecutiva, significa che ha tutte le carte in regola per togliersi (e toglierci!) parecchie soddisfazioni.
La strada è ancora lunga, non si discute, anche perché, col tempo forse, i nostri affileranno ancor di più i loro artigli, vedi la particolare timbrica di Giuseppe o, perché no, snellire quel poco che basta il minutaggio, per risultare più concreti e allo stesso tempo non perdere un briciolo dell’alone sinistro nel quale è immerso “DemOne”.
Un quarto d’ora, tanto mi basta per lodare gli Elm Street e per augurare al trio lombardo che questo sia solo l’inizio di una gratificante avventura, progressiva, luciferina e maledettamente 70’s si spera!
Recensione di Alessio Aondio
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