Dalla periferia di Napoli ci arrivano i nuovi alfieri del Nu Metal, i Madness Circus.
Proporre un genere come quello che ha reso noti i Korn, i Distrubed, i Mushroom head, gli Static-X in questi anni e’ una prova di coraggio, datosi che il mercato, saturato nel giro di un paio, tre anni con gruppi clone e con dischi con singoli usa e getta, ne aveva sancito la morte commerciale.
Questi ragazzi, invece, imbracciando i loro strumenti e mettendoli al servizio della loro rabbia e della loro furia, hanno prodotto un ep zeppo di qualita’ e quantita’.
Debbo per sincerita’ dire che non sono mai stato un grande fan del nu-metal e della scena in generale di quegli anni, diventata di tendenza e subito fagocitata dal mercato; ho atteso per vedere quali e quanti caduti avrebbe fatto questo genere; molti sono rimasti al suolo, spezzati, altri, novelli Icaro, pensando di poter volare sempre piu’ vicino al Sole della notorieta’ si sono bruciati le ali, basti pensare all’ingloriosa fine dei Limp Bizkit o i residui dei Korn che ormai scimmiottano loro stessi; i Madness Circus non fanno FORTUNATAMENTE parte di qeusta cricca; il loro sound è potente, coinvolgente e non manca nemmeno di un possibile appeal commerciale.
Cinque tracce formano questo ep, si apre con “welcome to the Mandess Circus”, e il piede sull’acceleratore e’ subito pesante; la sezione ritmica di colpisce da ogni parte mentre le vocals, pulite e roche, schiaffeggiano i timpani; il tutto si calma verso il ritornello dove le chitarre sembrano piu’ maideniane, ma è solo un illusione; i ragazzi tornato a colpire duro.
“Dazed by Sielnce” potrebbe trovarsi tranquillamente in un disco dei Disturbed, quelli che ai tempi di “10000 fists in the air” o di “prayer” piegavano le charts al loro volere; non c’e’ calo di attenzione, non si puo’, un attimo di disattenzione e i Madness Cricus colpiscono dove fa male; grande coesione, grande “groove”.
“Falling into your sky” e’ l’oasi di pace in questo rovente deserto di furia belluina; certo non pensate che questi ragazzi tolgano il “jack”, assolutamente, i toni sembrano piu’ pacati, ma la rabbia e la disillusione covano sempre sotto le braci; le vocals si acquietano e virano versano una melodia piu’ spiccata per poi caricarsi nel refrain.
“Feed your Contradiction” ricorda anche certi System of a Down, certe linee melodiche della voce interlacciate alle chitarre e ad un basso “slappato” ed effettato in maniera azzeccata, connotano ogni singola nota del pezzo; anche qui non ci sono cali di attenzione e il groove è sempre pieno e malsano il giusto.
“Dreaming” chiude questo ep; ma anche se si trova a fare da chiosa a questo ep “Dreaming” regala delle chitarre alla Darkest Hour o meglio alla Dark Tranquillity ultima maniera, una sezione ritmica convinta piu’ che mai dei propri mezzi.
Recensione di Lorenzo C.
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