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Ammonal - "Beginning the end of everything" (Selfprod/Selfprod)

Line up:

Renzo -
Leo -
 

voto:

7
 

recensione

Dall’italico stivale, piu’ precisamente da Milano, ci arrivano gli Ammonal, nera creatura dedita ad un tutt’altro che scontato death-melodico
L’ep di presentazione questo “Beginning the end of everything” è un macilento concentrato di violenza, di malsani riffs e di monolitici passaggi, che rendono il disco asfissiante e claustrofobico.
Sei tracce che non lasciano alcuna speranza, alcuna via d’uscita; si viene da subito investiti dal lento incidere di “beginning the end of everything” che trascina l’ascoltatore subito in neri meandri, una sezione ritmica granitica che non da’ scampo, e i latrati ferini del cantante ne sono degni compari.
“Final War” ci colpisce, per potenza, violenza e cattiveria, anche se l’inizio tutto synth faceva presagire a ritmiche piu’ vicine al death di matrice scandinava, quasi a ricordare le ultime fatiche dei Dark Tranquillity, tutto fugato subito dopo dai riffs taglienti come rasoi e dal sezione rtimica terremotante che imprimono da subito velocità e violenza; il tutto ricorda i piu’ recenti Noctem di casa Relapse o gruppi vicini a cio’ che la Candlelight amava produrre ad inizio 90’s.
“Doctrine of subimission” inizia come non t’aspetti in un disco di questo tipo, passaggi gothic metal à la Theatre of Tragedy per poi lasciare subito il passaggio ad un’assalto frontale guidato dal singer, ottimamente supportato dalle chitarre sempre affilate e da un synth usato con intelligenza, usato per arabescare il macilento affresco e non per tentare di alleggerire la nera mistura.
Nei vari breaks ci troviamo davanti a passaggi sincopati, a solos piu’ da NWOBHM, anzi fuorvianti, per quanto sinistramente leggeri, quasi “reggae” se mi si passa il termine all’interno di un disco di tal fatta!
“I Bleed” è il pezzo piu’ vicino ai Theatre of Tragedy di “Velvet Darkness they Fear”, vicino ad un gothic-death di matrice nordica veramente ben eseguito e con una forte personalita’, molto efficace il cantato femminile che accompagna il ferino esecutore maschile, passaggi vocali sottolineati anche dalle melodie intrecciate dalle chitarre, che restano sempre presenti e, all’occasione sanno prendersi la scena e tagliare a dovere!
“Fuckin’ blues” e’ il pezzo che mi convince di meno, dove il tentativo di fondere blues e gothic black non va a colpire il segno, lasciandomi piu’ di un momento con la fronte corrucciata, evitaible se posso dire la mia.
Fortunatamente a chiudere il disco viene messa “you’ll never see, you’ll never know”, scelta azzeccata, un pezzo che mette in risalto le qualita’ dei singoli e dell’ottima amalgama raggiunta; il pezzo è un concentrato delle loro qualita’, saper mescolare violenza e momenti melodici, azzeccando un’equazione alle volte difficile anche per i “professionisti” del genere, pollice in su per questi ragazzi!


Recensione di Lorenzo C.

tracklist

  1. 1.Beginning the end of everything
  2. 2.Final War
  3. 3.Doctrine of subsmission
  4. 4.I Bleed
  5. 5.Fuckin’ blues
  6. 6.You’ll never see You’ll never know

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