Ep d’esordio per i patavini Buena Madera, band nata nel 2006, ma che, causa mille stravolgimenti nella formazione, riescono solo dal 2010 ad avere una formazione a tre stabile; da quel momento la band decide di portare la loro furia su ep.
In questo ep di quattro tracce troviamo l’amore di questi ragazzi per lo “stoner”, soprattutto per i Black Sabbath dei primi anni con Ozzy, di quella nera creatura che fece nascere un filone definito poi “doom”, ma anche l’amore per la nwobhm per certi riffs, o a creature piu’ vicine nel tempo ma che ormai hanno fatto proseliti e ormai sono parte della storia dell’heavy, intendo dire gruppi come i Tool o i Mastodon.
“rasa” è un condensato di riff, un mastodonte che si muove lento verso di voi, con l’unico intento di schiacciarvi al muro, o sul pavimento, senza cercare altro che quello, un mastodonte assetato del vostro sangue e dei vostri timpani, dove la chitarra di Renato Rancan trita riffs su riffs senza posa, sostenuto dal corposo drumming di Marco Lionzo.
“Vega” è un incredibile ibrido tra certe atmosfere maideniane, unito a riffs di matrice motorheadiana tutto fuso su un cantato lacerato e doloroso, tutto mixato come se dei novelli Mastodon avessero deciso di riscrivere loro certi riffs di nwobhm, deviante e fuorviante ma inebriante!
“Mast” è la piu’ noise, la meno facile del lotto, scaturiscono le influenze con la scena piu’ “rumorosa”, quella legata alla Seattle degli 80-90, Sonic Youth su tutti, ma anche Dinosaur Jr. per certe scelte “vocali”, non è per nulla un pezzo semplice ma, chi riuscira’ ad entrarvi ne trovera’ il senso e la “poesia”.
“Cata” chiude in maniera camaleontica il disco, continui cambi di tempo, ritmi spezzati, un basso che pulsa, che sostiene e non lascia mai sola la linea di chitarra, una batteria che non vuole liberare la furia ma la controlla, senza per altro sembrarne limitata, perche’ quando c’è da esplodere Marco non lo lascia ad intendere lo fa’!.
In conclusione, li aspettiamo al varco dell’opera su lunga durata, ma non possiamo certo nasconderci che l’underground italiano ha sempre delle belle sorprese da presentarci!
Recensione di Lorenzo C.
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