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Hyborian Steel - "Blood, Steel And Glory" (My Graveyard Productions/***)

Line up:

Howie Roberts: voce, basso
Theodore Ulysses Berry: chitarra
Ethan Zakharovic: batteria
 

voto:

7,5
 

recensione

E se prima eravamo in quattro a suonare l’Epic Metal, adesso siamo in tre a suonare l’Epic Metal, al contrario del celebre brano Hully Gully, che negli anni sessanta faceva ballare sempre più persone, gli Hyborian Steel diventano un terzetto per il loro come back dopo tre anni di silenzio assoluto.
Sostituito infatti il vecchio drummer John Blacksmith con il più dinamico Ethan Zakharovic e perso per strada il bassista Valair Ushan, l’act di Theodore Ulysses Berry non demorde, sfoderando ancora le armi da guerra per recidere teste ed arti dei nemici dell’ Heavy Metal.
Ero rimasto davvero affascinato da “An Age Undreamt Of…”, primo album di una band che affondava le radici nel più oscuro ed incontaminato underground degli US, ora con l’eloquente “Blood, Steel And Glory”, non mi ricredo affatto, benché i brani siano freschissimi di stesura, seguono il percorso già tracciato col debut del 2009.
Nonostante siano il gruppo più negato per l’autopromozione, probabilmente perché a Crystal City (Missouri) sono schivi e non amano le luci della ribalta, questo disco presenta novità ragguardevoli, prima in linea le strutture maggiormente Heavy ed accelerate, che mi portano a pensare che l’axeman Berry abbia recentemente fatto una scorpacciata di Running Wild, indigestione tra l’altro sempre consigliata dai migliori medici!
E’ questo incrocio di US Metal e riff pirateschi il leitmotiv di “Blood, Steel And Glory”, con brani da pugno al cielo e vessilli srotolati, come “Metal Barbarians”, “Aquilonian Battlecry” col suo ritornello debitore alla Cloven Hoofiana “Nova Battlestar” (chissà se Lee Payne & Co. sono approdati anche nel cuore degli States!), o ancora la title track stessa.
La sgraziata timbrica di Howie Roberts chiude il cerchio, una sorta di trait d’union fra Tann degli Ironsword ed il mai troppo osannato Mark Shelton, boss dei Manilla Road (come giustamente confermatomi da “Mr. MGP” Mazzardi, ancora una volta produttore del gruppo) è quello che serve per far spiccare i pezzi più epici e battaglieri quali “The Mountain Of Crom” full optional song dal cupo riff circolare ed un solo da lacrime di sangue ad opera del solito Berry.
Fa piacere quindi notare anche un netto miglioramento per quanto riguarda la produzione, dapprima molto scarna, qui diventa possente e corazzata al punto giusto per sostenere il gran lavoro degli Hyborian Steel, anche se ridotti ad un trio, con tanti dardi avvelenati a loro disposizione.
Pagato tributo ai Cirith Ungol con la cover di “War Eternal”(contenuta su “One Foot In Hell” del 1986), sempre per chiarificare, laddove ce ne fosse bisogno, da chi traggono ispirazione per forgiare l’Acciaio di Hyboria e dei quali si vocifera che Howie sia un fan sfegatato, a testa bassa ci si rituffa nuovamente nell’overdose di barbariche gesta somministrate dal misterioso combo d’oltremanica.
I cali di tensione non sono contemplati nel dischetto in questione, “The Black Hand Of Seth” lascia il segno ed incide le carni, mentre “Eastern Swords” sarebbe (condizionale d’obbligo per Theodore di Valusia e la sua cricca!) perfetta per far invadere lo stage da un’orda di sanguinari Metalheads, qualora appunto i nostri decideranno di calcare un palco!
In questa sagra del puro ed incontaminato, non mancano anche un paio di episodi maggiormente scanzonati ma non per questo meno apprezzabili, “Cimmerian’s Blues” e la conclusiva “Rock Hyboria” servono forse a spezzare la tensione di tanti sanguinari duelli, col piglio di chi sa di aver appena vinto una decisiva battaglia.
Di sicuro gli Hyborian Steel continuano a non essere una band per tutti, complice la natura incontaminata e scevra da compromessi del proprio stile, anche se “Blood, Steel And Glory” si rivela più fruibile e curato, scordatevi di vederli nella classifica di Billboard, probabilmente perché prenderebbero a colpi di clava gli altri indegni gruppi!
Se non siete MAI stufi di Heavy dal taglio epico e totalmente frutto della passione, che non significa approssimativo e confusionario ma ripeto, essenziale e sguarnito di orpelli, beh allora anche voi, come me, sognerete un giorni di stare in un pit di Aquilonia ad osannare le gesta di T.U.Berry e la sua ciurma!


Recensione di Alessio Aondio

tracklist

  1. Metal Barbarians
  2. Blood, Steel And Glory
  3. Aquilonian Battlecry
  4. The Mountain Of Crom
  5. War Eternal (Cirith Ungol cover)
  6. The Black Hand Of Set
  7. Eastern Swords
  8. Cimmerian’s Blues
  9. Drums Of Pictdom
  10. Rock Hyboria

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