Dopo il buon “Time Waits For No Slave” targato 2009, dopo 3 anni di silenzio tornano alle stampe i padrini indiscussi del grindcore: gli albionici Napalm death licenziano con la potentissima etichetta Century Media quello che a mio avviso è il loro miglior disco da almeno una decina d’anni.
Infatti se con gli ultimi platters i Nostri avevano in parte abbandonato le sfuriate grind tipiche degli esordi per avvicinarsi ad una proposta più articolata, con “Utilitarian” sono tornati alle origini: brani decisamente più brevi, con i riff di Mitch Harris sparati a mille, sempre in bilico tra atmosfere hardcore e più metalliche, e con il buon Mark Barney Greenway mai così ispirato dietro al microfono.
E’ proprio nelle vocals del folle cantante inglese che si può notare una caratteristica principale del lavoro: la voce è sempre in primo piano rispetto al muro sonoro proposto dai musicisti, e barney non si limita solo ad urlare tutta la sua rabbia contro la politica e la società moderna, perché in alcuni brani è presente una vera e propria forma di cantato “pulito” (esempio eclatante la stupenda “ the wolf I feed”, con un ritornello molto catchy che ricorda vagamente nelle vocals i Fear Factory!
Ogni brano ha la sua identità, con i temi delle liriche come sempre ispiratissimi e molto intelligenti: basti citare il brano di chiusura “ A gag reflex”, dove i quattro inglesi denunciano le persone omofobe con un ironia davvero pungente.
Insomma, un ritorno in grande stile quello dei Napalm Death, un disco roccioso come pochi, preciso, cattivo e che sicuramente, per gli amanti del genere, diventerà il primo candidato per essere eletto disco dell’anno.
Da notare inoltre la partecipazione straordinaria del sassofonista Jhon Zorn (ex Naked City) che presta la sua lucida follia nel brano “ Everyday Pox”, arricchendo un brano già perfetto.
Insomma cosa dire: dal 1987 con il seminale “Scum” i Napalm non hanno mai deluso, e sembra addirittura che dopo tutti questi anni la riottosità dei loro dischi sia sempre in aumento.
Ogni fan della musica estrema deve avere nella propria collezione di dischi “Utilitarian”, l’ennesima lezione di stile dei quattro folli di Birmingham.
This is gindcore.
Recensione di Manuel Molteni
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