Si vede che l’aria estense rinfranca ed infonde perizia nelle nuove leve dell’ Hard ‘n’ Heavy locale, non si spiega altrimenti il fatto che, a breve giro di posta, gli Asgard abbiano piazzato uno degli album più sensazionali mai scritti nella Penisola (si, di sempre, non mi sto sbagliando!) e, in ambito più settantiano, i Voodoo Highway hanno stupito per il livello raggiunto dal loro “Broken Uncle’s Inn”.
Ferrara caput metalli quindi? Questa considerazione è fin troppo soggettiva per essere un assioma, vero è che comunque il capoluogo emiliano, con l’arrivo al primo full length anche da parte dei Game Over, non fa che innalzare il proprio status qualitativo, andando anche a tuffarsi nello sterminato calderone del Thrash.
“For Humanity” giunge dopo un demo, un Ep e ben due split album, nel giro di nemmeno quattro anni, questa urgenza di farsi sentire è necessariamente racchiusa nei trentacinque minuti di “Bay Area” (in questo caso del Po!) del dischetto in questione, licenziato dall’inarrestabile My Graveyard Productions.
Guarda caso, ma di caso direi proprio che non si tratta, il frontman del gruppo, altri non è che l’ottimo bassista (qui impegnato anche nelle vocals) Renato “Reno” Chiccoli, parte integrante della granitica line up dei “soliti” Asgard, giusto per segnalarvi a mò di bollino “featuring…” quanta qualità alberga in casa Game Over.
Le peculiarità del Thrash concepito nella zona di Frisco al pari di quello Newyorkese, sono tutti contenuti in questo platter, a cominciare dalle liriche, che siano esse contro le droghe pesanti come in “Abyss Of A Needle”, riguardanti il nostro pietoso stato ambientale (“Bleeding Green”), o ancora semplicemente un ironico divertissement quale “Overgrill (El Grillador Loco)”, esplorando così le varie ed usuali sfere concettuali nelle quali si è sempre mosso il sottogenere in questione.
La voce da giovane Hetfield di Reno, ci conduce attraverso dieci tracce senza respiro che, grazie ad una sezione ritmica solidissima completata da Marcello “Med” Medas, rade al suolo l’ascoltatore, lasciandolo sul pavimento ma col sorriso, allo stesso modo del soggetto della celebre cover di “The Morning After” dei mitici Tankard, il tutto completato dalla devastante prestazione delle due asce Luca “Ziro” Zironi ed Alessandro “Sanso” Sansoni, un muro di riff invalicabile venato da assoli al fulmicotone, degni della tradizione dei migliori Exodus.
Certo, nulla è stato inventato nel primo disco dei Game Over, come è giusto che sia se si sceglie la via del Thrash, ad ogni modo diventa quindi un gioco malizioso cercare i riferimenti ad acts più blasonati, come non fare il parallelo quindi con i Nuclear Assault (dai quali i nostri hanno mutuato il monicker) richiamati in “N.S.A.”, o ancora i Metallica dell’era Burton, citati all’inizio di “Bleeding Green”, riferimenti che non fanno che sottolineare la genuinità della seppur curatissima proposta del quartetto d’Emilia.
C’è poco altro da aggiungere per descrivere ciò che si palesa essere null’altro che un micidiale album Thrash, di sicuro la ciliegina sulla torta è stata posta dal Mastro Pasticciere Simone Mularoni, titolare dei Domination Studios ed autore di svariate collaborazioni con gruppi Metal (chissà come mai mi sovviene il sound strepitoso di “The Seal Of Madness”!), che dà al prodotto finito una marcia in più, pompando a dovere sui bassi senza tralasciate le rasoiate degli alti di chitarra.
Augurando che “Game Over” sia solo il nome scelto da Reno & Co. e non che possa apparire sullo schermo dei quattro ferraresi, accogliamo questa nuova realtà per un’altra dose di Thrash, quella impossibile da ignorare, quella che fa scatenare il Mosh più sfrenato anche nel cesso del bar sottocasa, in definitiva: TUPA TUPA OR DIE!
Recensione di Alessio Aondio
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