Veramente una gradita sorpresa questo lavoro targato 2012 degli americani Royal Thunder.
La band capitanata dalla carismatica cantante/bassista Miny Parsonz propone una scoppiettante miscela di hard rock psichedelico con fumose tinte stoner/doom: per rendere l’idea è come se le sonorità 70’s dei Led Zeppelin si fondessero con atmosfere care ai primi Black Sabbath; la matrice rock oriented è preponderante, con le chitarre sempre in primo piano, che macinano riff semplici ma di forte impatto e ogni tanto si lasciano andare in assoli sicuramente non tecnici ma genuini, come la vera scuola rock insegna.
Anche la sezione ritmica rappresenta un punto cardine dell’album ed in particolare il basso della già citata Parsonz, una strega moderna ai nostri occhi, disegna linee molto interessanti.
Questo è il primo full lenght della band, che segue un Ep licenziato nel 2010: l’etichetta Relapse, a mio parere, anche questa volta ha trovato un’ottima band underground da portare alla ribalta, perché subito dal pezzo di apertura, “Parsonz Curse”, si entra in una magica atmosfera che puzza maledettamente di zolfo e chitarre distorte, con riff circolari che incantano mandando in loop il cervello dell’ascoltatore e la potente voce della madrina delle streghe che ipnotizza per incisività e sensualità.
Anche quando i nostri schiacciano il pedale dell’acceleratore il risultato appare molto valido, come testimonia la bella e ritmata “No good”, e i rallentamenti di pezzi più psichedelici come nella lunga
traccia “Blue” rendono il disco interessante anche dopo parecchi ascolti.
Ogni tanto fa capolino l’ombra dei Mastodon meno metal, e in questi casi a mio parere il quartetto di Atlanta rischia di diventare un po’ troppo derivativo.
Reputo questo debutto sulla lunga distanza un ottimo biglietto da visita per la band, consigliato ai fan dello stoner e del rock d’annata: inoltre, particolare che ho molto apprezzato, è la scelta di di cercare di utilizzare suoni caldi e “reali” in fase di registrazione, caratteristica che rende ancora più appetibile il ricco banchetto proposto.
Sicuramente pollice in su per questa band che dimostra come è possibile ispirarsi ai grandi miti del passato senza però risultare una sbiadita copia dell’originale.
Un disco che mi ha decisamente “stregato”.
Recensione di Manuel Molteni
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