I sempre più sorprendenti Agalloch tornano sulle scene con questo "The Serpent And The Sphere", lavoro che si muove tra ambient-post rock e melodic black metal.
La prima lunga traccia "Birth And Death Of The Pillars Of Creation" detta subito le coordinate dell’intero album: l’ascoltatore viaggerà infatti in un etereo mondo fatto di spiriti della natura e visioni enfatiche, guidato dalla voce caleidoscopica di John Haughm e dalle sognanti linee di chitarra disegnate insieme a Don Anderson.
Con la terza traccia "The Astral Dialogue" si fa tutto più claustrofobico ed oscuro: è il black metal a farla da padrone qui, con la voce di Haughm che muta improvvisamente in uno scream malvagio e assillante; si ritorna ad un’apparente calma con la successiva "Dark Matter Gods", quasi nove minuti di variegati quadri sonori ed immagini mistiche, seguita a ruota da "Celestial Effegy", che segue le coordinate della traccia precedente.
Menzione particolare merita la lunga (più di 12 minuti) "Plateau Of The Ages", forse la vera essenza della musica degli Agalloch, fatta di varietà e continui cambi di atmosfera.
Il lungo trip musicale si conclude con la strumentale "Serpens Cauda", posta come sigillo ad un’opera rara e preziosa, da ascoltare e riascoltare con estrema intensità d’animo.
Recensione di Martino Brambilla Pisoni
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