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recensione

Prima fatica discografica per gli svedesi Ambush, band che si muove tra US metal e la nuova onda dell’heavy classico scandinavo creata da band come Steelwing ed Enforcer.
In questo "Firestorm" si viaggia più su binari americani che europeri: sono infatti molti i punti in contatto coi grandi nomi statunitensi, primi Queensryche e Abattoir su tutti.
Già dall’iniziale title-track si capisce che i cinque vichinghi non scherzano affatto: aiutati infatti da una produzione veramente old-school, gli Ambush colpiscono dritto in fronte con la loro miscela di velocità, potenza e melodia. La successiva "Ambush" stupisce per il suo incedere ruffiano ed in your face, mentre con le quadrate "Hellbound" e "Close My Eyes" si torna nuovamente nel vecchio continente, precisamente in terra d’Albione e sotto l’egida di nomi come Saxon e Tygers Of Pan Tang.
La graffiante ed allo stesso tempo espressiva voce del singer Oskar Jacobsson conferisce alle canzoni quel qualcosa di accattivante che spesso manca in altre band (sentitevi la rockeggiante "Molotov Cocktail" , una bomba già sin dal titolo).
Tirando le somme possiamo affermare con certezza la bontà di questa neonata band, simile a molti ma uguale a nessuno.
L’invasione heavy vichinga continua e non sembra minimamente intenzionata a lasciare prigionieri sul proprio cammino...fortunatamente!

Recensione di Martino Brambilla Pisoni

tracklist

1. Firestorm
2. Ambush
3. Hellbound
4. Don’t Shoot (Let ’Em Burn)
5. Close My Eyes
6. Molotov Cocktail
7. Heading East
8. Master Of Pain
9. Natural Born Killers