Release alquanto atipica per gli standard dei lavori che ci giungono in redazione, ma comunque molto apprezzabile dal punto di vista stilistico.
Gli svedesi Tyred Eyes ci presentano un album che travalica i confini dell’indie rock per arrivare a lidi punk anni ’70, confezionando tutto sommato un buon full lenght.
Provate ad immaginare (complice anche la presenza di una voce femminile) un sulfureo mix tra i Blondie e i The Cardigans e... beh direi che ci siamo.
L’opener "Citizens" è un salto nei gloriosi anni ’90, quelli caratterizzati da dolci (ma anche graffianti) voci di ragazze adolescenti e armonie chitarristiche ossessive fino quasi allo sfinimento, ma dannatamente efficaci.
La successiva "Lunar Escapade" trova questa volta alla voce l’altro cantante Martin Toresson, il cui timbro alternative rock non fa che rimarcare i trademark dei Tyred Eyes e della tradizione musicale da cui i nostri attingono.
La registrazioni di questo "Elevator" sono state in gran modo influenzate dalla morte di una persona molto vicina alla band e per questo un’ opprimente cappa di malinconia caratterizza le linee vocali dei due cantanti, ben supportati comunque da parti strumentali vivaci ed abbastanza rockeggianti, direi quasi punk (date un ascolto a "Deer Hunter" e "Marble Homes, Granit Banks" per rendervi meglio conto).
Tirando le conclusioni possiamo dire che queste nove canzoni, pur rimanendo relegate in un genere fuori dai nostri canoni metal, hanno della stoffa ed un ottimo potenziale per essere apprezzate da tutti quelli che amano le infinite sfaccettature che il rock ci dona ogni giorno.
Recensione di Martino Brambilla Pisoni
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