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Slayer - "Repentless" (Nuclear Blast/2015)

Line up:

Tom Araya (Voce, Basso)
Kerry King (Chitarra)
Gary Holt (Chitarra)
Paul Bostaph (Batteria)
 

voto:

6,5
 

recensione

Sono passati sei lunghi anni dall’uscita dell’ultimo disco degli Slayer, band icona del thrash metal made in Usa e considerata da molti un’ineguagliabile macchina da guerra. E in questo lungo periodo sono molte le vicissitudini che hanno modificato in modo indelebile la storia e la vita della band: chiaramente stiamo parlando in primis della prematura morte di Jeff Hanneman nel 2013, compagno d’ascia di Kerry King e cofondatore dei Re del Metal. Dopo un periodo di assestamento dopo questa tragedia, il gruppo ha dovuto fare i conti con l’addio artistico di un mostro come il mitico Dave Lombardo che per motivi contrattuali ha deciso di lasciare il suo posto dietro le pelli. Immediato quindi il reclutamento di una vecchia conoscenza, Paul Bostaph alla batteria, ed un eccitante reclutamento alla chitarra dell’ottimo Gary Holt, ex Exodus.
Passato il momento buio, le premesse per questo nuovo “Repentless”, datato 2015 erano ottime. Cambio di line-up, nuova etichetta discografica (Nuclear Blast) e la voglia di dimostrare di essere ancora l’icona metal nonostante tutto.
Purtroppo mi duole ammettere che i quattro americani non sono riusciti a soddisfare le aspettative. Il nuovo cd presenta dodici brani in pieno stile Slayer ma che mancano di una cosa fondamentale, ovvero un songwriting degno di nota. Le composizioni risultano “standard” e senza quella rabbia o urgenza compositiva che aveva reso immortali dischi storici della band. Un susseguirsi di riff poco ispirati costellano il disco e non bastano sicuramente una manciata di buoni brani come la titletrack o la più atmosferica When the Stillness Comes a cambiare le sorti del full lenght. A mio parere anche alcune scelte di suoni e missaggio danneggiano parzialmente l’esito finale, ammorbidendo forse troppo alcuni spunti aggressivi che avrebbero meritato più visibilità.
Ma cosa è successo quindi? La motivazione più plausibile è la seguente: “Repentless” è il primo disco creato quasi interamente da Kerry King, che non ha potuto usufruire dell’ottimo apporto compositivo dell’amico scomparso Hanneman. E purtroppo sembra di assistere ad un insieme di brani filler, che difficilmente rimarranno nella storia del thrash mondiale.
Il dodicesimo album in studio dei Nostri rappresenta l’ennesimo tassello di una discesa artistica iniziata dopo l’uscita del ottimo (seppur particolare) “God hates us all” targato 2001.
E per un fan della prima ora come me, non è facile scrivere queste cose, ma oggettivamente siamo di fronte all’anello più debole dell’intera discografia di Araya e soci. Da dei maetri del thrash ci si aspetta sicuramente molto di più. Pertanto il voto finale è da intendersi con la seguente motivazione: “Repentless” se visto come album in se stesso meriterebbe una rosicata sufficienza. Se visto come disco di una delle più influenti band thrash di sempre verrebbe immediatamente bocciato, perché dagli Slayer ci si aspetta (e pretende!) molto di più. Ma il mio cuore metallico mi obbliga a ricordarmi delle emozioni che le pietre miliari del metal ad opera Slayer mi hanno regalato negli anni, e questo giustifica il mezzo punto in più in pagella.
Spero che questo passo falso possa essere il trampolino di lancio per nuove avventure artistiche di Araya e soci, e quindi cerco di vederlo come punto di partenza e non come un deludente punto di arrivo.

Oggi il leone è ferito, e si sta leccando le ferite. Ma forse si sta preparando per tornare più forte di prima.

Recensione di Manuel Molteni

tracklist

  1. Delusions of Saviour
  2. Repentless
  3. Take Control
  4. Vices
  5. Cast the First Stone
  6. When the Stillness Comes
  7. Chasing Death
  8. Implode
  9. Piano Wire
  10. Atrocity Vendor
  11. You Against You
  12. Pride in Prejudice

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