La fine del 2017 ci riserva la vera sorpresa dell’anno in ambito musicale. E’ infatti il 2 dicembre la release date di un disco che sicuramente entrerò nella top three di questi ultimi 12 mesi.
Stiamo parlando del misconosciuta one man project band chiamata Crom, nata dalla mente dell’artista polistrumentista tedesco Walter Grosse. Per i molti che non hanno mai sentito parlare di questa realtà con già due full all attivo, il progetto si sviluppa attorno a tematiche epiche dei grandi uomini del nord che furono con sonorità a cavallo tra bathoriane memorie, riff heavy ed epici e un grande uso di chitarre acustiche.
Se fino ad oggi la band si era fatta notare in campo aunderground per le belle atmosfere oniriche create e dal semplice ma efficace songwriting, oggi con questo nuovo lavoro in studio assistiamo ad un mutamento completo e maturo, pieno di novità
Il platter ci presenta in apertura due brani abbastanza anonimi, in pieno epic style, che sembrano disegnare anticipatamente il percorso che seguirà il disco. Ma eccoci arrivare al primo higlight dell’album: Shields of Gold, stupend brano mid tempo che mette subito in chiaro qual’è l’elemento diverso che rende When Northmen dies un lavoro diverso: la voce sempre impeccabile diventa graffiante e sporca, i suoni prendono forme solide, la violenza sonora si fa sentire. La cattiveria di Crom che esplode in un ritornello tanto ruffiano quanto epico, i suoni cristallini. Ma ecco che nel giro di due canzoni ci ritroviamo dinanzi ad una nuova svolta: Betrayal, forse il pezzo più epico del lotto, con una parte centrale da brivido. Lyrics recitate e non cantate, con chitarre dilatate ed ossessive. Per poi ritornare a riff heavy super melodici che danno respiro all’intera song. In particolare qui l’artista tedesco dimostra la sua maturità nel songwriting, scovando soluzioni molto interessanti. Non può mancare la classica ballad ricca di chitarre acustiche, primo trademark di Crom: ecco quindi che I’m with you diventa il lentone del disco, ma anche qui la qualità non viene mai mancare. Linee melodiche molto ricercate completano una ballad d’altri tempi.
Si ritorna ai cori cari a Quorthon con la classicheggiante e carica One Step to the lake below, che ci apre le porte per un altro brano enorme. Sto parlando della titletrack When Northmen die. Canzone che raggiunge apici di epicità che difficilmente si riescono a riscontrare nelle uscite odierne. Riff graffianti convivono con ritornelli super melodici , spazi aperti quasi classic doom.
Spade, re, battaglie, orgoglio, morte amore e vita. Queste le tematiche cantate. Che ci catapultano in un tempo lontano, dove il popolo vichingo cercava il divino ed il divino cercava l’uomo.
Tenete d’occhio il nome Crom, ne sentirete delle belle. Sicuramente il più bel disco epic degli ultimi anni.
Fatelo vostro, fatevi un regalo
Recensione di Manuel Molteni
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.