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Infernal Majesty - "One Who Points To Death" (Black Lotus Records/Audioglobe)

Line up:

Chris Bailey - Vocals
Kenny Hallman - Guitar
Steve Terror - Guitar
Eric Dubreuil - Bass
Kris Deboer - Drums
 

voto:

5
 

recensione

La storia degli Infernal Majesty comuncia nel 1986 a Toronto, la band si caratterizza per lo stampo thrash classico e verace.
Il disco si apre con “Death Of Heaven”, pezzo piuttosto tirato. Il brano viene dinamizzato da una serie di cambi di tempo della batteria che passa da ritmi grind a parti sospese. Lo stile del pezzo si avvicina forse di più allo stile di thrash che ha avuto origine e fortuna in Germania, in parziale contrasto con le origini geografiche della band. A seguire “Pestilential Eternity” che mette in scena una chitarra ritmica alle volte avvicinabile ai Testament d’ annata anche se con molto charme in meno. .
“Angels And Acid” si apre con gli abusati suoni del campo di battaglia, nonostante questo è il pezzo meno stereotipato (il termine più originale sarebbe stato un abuso) che è giunto all’orecchio dell’ascoltatore finora. Per meno stereotipato non intendo meno noioso….
Valido è invece il solo di pochi secondi che rappresenta l’unico sprazzo di orecchiabilità altrimenti assente anche nelle sue accezioni più leggere. .
“Honey Tongue Of Satan”, presenta se non altro un titolo interessante dal punto di vista “letterario”. Il pezzo non è eccessivamente banale, ma di brani così se ne sono sentiti a palate. .
“Hysterion Proteron” tocca addirittura il campo della retorica (Hysteron Proteron= figura retorica che inverte l’ordine degli avvenimenti), aggiungendo un tocco di ironia per l’appunto isterica. Si tratta senza dubbio del brano migliore del disco, pur nella suo lieve discostarsi (dal punto di vista chitarristico) dai canoni più rigidi del genere in questione. “Cathedral Of Hate”, ennesimo esempio della piattezza in cui un genere meritevole può scivolare. .
“Virgin Blood Tastes Purest At Night” forse è stata scritta con le parti che avanzavano dalle altre canzoni. Concludiamo, e mi sento di dire: finalmente, con “One Who points To Death”, brano che da il titolo all’album e che dovrebbe esserne esemplificativo, e tale in effetti si dimostra. Picchia subito sulle orecchie un colpo dato alla campana di un piatto durante una pausa, a fedele riproduzione dell’ attitudine di un tale che risponde al nome di Dave Lombardo. Null’altro da segnalare. .
Il disco è compatto fino alla noia, probabilmente i pezzi vengono composti con l’aiuto di una moneta o un dado. Questo album sarebbe piuttosto attuale… se ci trovassimo nel 1987 quando appunto la band ha cominciato il suo cammino, che evidentemente non è stato molto proficuo. Le canzoni tutto sommato non sono male, ma ci troviamo di fronte al tentativo di riproporre qualcosa che è già stato fatto prima e meglio. Dal punto di vista tecnico-esecutivo il livello è buono, spiccano batterista e solista che cercano in qualche modo di tenere i pezzi a galla, la voce è marcia a sufficienza. Non indispensabile la presenza di cinque elementi (quattro sarebbe stato perfetto), ma volendo si po’ vedere questa cosa come una specie di “innovazione”. .
Il livello della registrazione è mediocre, la scelta dei suoni è adeguata al genere. Meritevoli invece i tocchi di derivazione letteraria.

Recensione di Lorenzo Canella

tracklist

  1. Death Of Heaven
  2. Pestilential Eternity
  3. Angels And Acid
  4. Honey Tongue Of Satan
  5. Hysterion Proteron
  6. Cathedral Of Hate
  7. Virgin Blood Tasttes Purest At Night
  8. One Who Points To Death

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