Dopo cinque anni dall’ usita di Ballbreaker gli AC/DC tornano con un album nel quale la “vecchiaia” non si fa sentire: “STIFF UPPER LIP”; un bel titolo per dimostrare che il vero rock resiste tra tutti questi “rumori” della società “musicale” attuale. I fratelli Young non perdono colpi nel produrre del buon hard rock sfruttando esperienza e mantenendo lo stile che li contraddistingue. I 4/4 di Phil Rudd (batterista) e Cliff Williams (bassista) seguono bene le sei corde e Brian Johnson (cantate) è sempre graffiante ed inconfondibile. L’ album contiene dodici tracce, la produzione è buona e la sequenza delle canzoni non annoia l’orecchio. Le musiche a anche i testi, diversamente dal solito, sono di A./M. Young, i riff son marchiati dallo stile inconfondibile del signor Malcolm ”The Riffmaker” mentre Angus arricchisce l’ atmosfera con assoli rock/blues.
La title-track apre le danze, chitarra a voce ci danno il benvenuto per poi partire tutti assieme con un buon tempo che caratterizza quasi tutte le canzoni della band. Si passa a “Meltdown”, a mio parere una delle migliori tracce del disco nella quale troviamo ancora riff di chitarra che fan da padroni. “House Of Jazz”, leggermente più pesante delle precedenti mentre “Hold Me Back” è praticamente basata su un unico riff che cambia solo tonalità passando dalla strofa al ritornello. “Safe In New York City” contiene parti che sembrano quasi avvicinarsi al primo heavy metal e la saguente “Can’t Stand Still” è costruita su un giro blues, il quale spesso è presente nei pezzi dei sempre arzilli AC/DC. Si prosegue sino alla dodicesima canzone senza aver bisogno di ricordare i vecchi pezzi perché anche questi tengono vivo il rock delle origini costituito da riff semplici ma taglienti e diretti.
Dopo quasi 30 anni i cinque rocker, i quali hanno avuto varie peripezie durante la carriera e hanno vissuto momenti poco felici (la morte del secondo cantante Bon Scott) si fanno ancora valere riempiendo stadi con fan tra i 20 e i 50 anni e mantenendo in vita un puro e grezzo hard rock. Gli AC/DC non hanno fatto 15 album uguali ma hanno scritto 15 pagine nel libro della buona musica. Can’t stop rock ‘n’ roll!
Recensione di Mattia Berera
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