Tornano i Kamelot esattamente li dove li avevamo lasciati, alle prese con la
prima parte del riadattamento del Faust di Goethe. Ed eccoli quindi riprendere
il discorso con "The Black Halo", affrontando anche in questo caso la tematica
bene contro male, unendo alle proprie esperienze personali gli argomenti
trattati da Johann Wolfgang von Goethe, nel suo famoso libro.
The Black Halo non è, come qualcuno potrebbe pensare, stato concepito con gli scarti di epica, il
songwriting è molto curato, così come le melodie e la produzione, ed in
alcuni passaggi risulta più cupo ed oscuro del suo predecessore cosa che si
denota già nella prima traccia "March of Mephisto" dove per enfatizzare
maggiormente il tema del male fa al sua comparsa il cantante dei Dimmu
Borgir Shagrath accompagnato dalle tastiere di Jens Johansson degli
Stratovarius. Questa volta i Kamelot sembrano voler fare le cose in
grande.
Come nella battaglia tra il bene e il male, il bianco ed il nero, a
momenti oscuri e drammatici se ne alternano altri più carichi di energia come "When the lights are down". Il brano perde un pò la sua efficacia quando la bella voce di Khan viene violentata da effetti e distorsioni. Se la voce de Sagarth in "March of Mephisto" rappresentava il male in "The Haunting (Somewhere in Time)" troviamo il rovescio della medaglia che in questo caso è rapprensentato dalla candida ed angelica voce di Mari (Masqueraid).
La formula vicende dell'act statunitense resta comunque il connubio tra la voce di Khan e le chitarre di Thomas Youngblood, un esempio lo si può trovare in "Moonlight" al termine della quale troviamo un intermezzo molto particolare, "Un Assassinio Molto Silenzioso" cantato da Cinzia Rizzo che pare uscito direttamente dal primo dopoguerra e che poco centra con il sound di casa Kamelot. Ad ogni modo questo singolare intermezzo apre la strada al momento più carico di emozione di tutto l'album rappresentato dalla titletrack. Nonostante che il ritornello, cantato da un coro, possa risultare abbastanza scontato il combo riesce a conferire al pezzo un'atmosfera quasi teatrale coinvolgendo in modo diretto anche il più scettico degli ascoltatori.
L'apice del connubio musica/songwriting viene comunque raggiunto in "momento Mori",, il brano più lungo mai composto dalla band rovinato sul finale dagli effetti sulla voce del singer, speriamo che restino solo casi isolati, perché trovo sia un vero peccato rovinare una voce tanto bella.
Ad ogni modo con "The Black Halo" i Kamelot fanno sicuramente un buon centro che i fans della band gradiranno sicuramente.
Recensione di Paolo Manzi
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.