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Pain - "Dancing with the Dead" (Stockholm Records/***)

Line up:

Peter Tägtgren- All intruments and vocals
 

voto:

9
 

recensione

Ecco finalmente tra le mie mani il nuovo album degli svedesi Pain, solo project del mastermind degli Hypocrisy Peter Tagtgren. Solo project in senso veramente stretto visto che ogni parte è stata composta/suonata/registrata/prodotta da Tagtgren stesso presso i suoi rinomatissimi Abyss Studio. Il prodotto che ne è uscito è un altro passo avanti nell'ormai continua evoluzione del gruppo.
Avevamo lasciato i Pain con la triste ballad Fade Away che chiudeva il precedente Nothing Remains the Same e ora Peter con l'opener Don't Count me Out ci fasubito capire che la strada intrapresa è cambiata ancora una volta. Infatti è un pesantissimo riff di chitarra ad aprire l'album, con una potenza da far invidia ai Rammstein più pesanti (che un pò richiama Don't Judge Me degli stessi Hypocrisy, forse nel suono di chitarra). Chitarra che rimarrà protagonista anche nel resto del cd con un riffing al confine (e alle volte anche al di là) col crossover. Peter urla il testo di Don't Count me Off anche se il ritornello molto melodico rimarrà in fretta in testa, dimostrando ormai l'abilità raggiunta col manipolare melodie e parti più estreme. Same old Song è stato il primo singolo dell'album (e pezzo migliore dello stesso per me) e si distacca completamente dall'opener. Infatti è un giro molto melodico e immediato di tastiere/cori a integrarsi con le cadenzate ritmiche. Il ritornello è ancora una volta incredibilmente melodico ma per nulla scontato, anzi la ricerca di melodie particolari è uno dei punti forti dell'album. Già da queste prime tracce si nota la maniacalità della produzione e l'abilità di Tagtgren nell'arrangiare parti di chitarra, tastiera, basso, batteria e tant'altro facendole interagire sapientamente tra loro, creando un risultato notevole. L'inizio di Nothing riporta alla memoria le parti più techno di Rebirth anche se quando entra il cantato la canzone cambia completamente grazie all'inserto di un triste arpeggio cantato con una linea molto triste. La continua alternanza di parti più pesanti a parti più melodiche rende il pezzo uno dei migliori del cd, con anche un ottimo testo. The Tables have Turned è un mezzo passo falso, un pezzo molto elettronico cadenzato che nei suoi 4 minuti un po' annoia anche se alcuni spunti interessanti ci sono. Con Not Afraid to Die torniamo su binari più pesanti e più vicini contemporaneamente al metal e all'elettronica. Sample e chitarre pesanti ben si amalgamano e grazie ad un drumming semplice ma efficace la canzone risulta una delle più groovy del cd. Notevole anche la parte centrale con il piano in evidenza, che dona un tocco più melodico al tutto. Dancing with the Dead non si distacca molto dalla precedente ma rimarrà intesta per via di un ritornello molto accattivante e un piccolo cameo orchestrale nel mezzo. Tear it Up è uno dei pezzi più immediati del cd grazie al suo ritornello molto catchy. Forse pecca un po' in eccessiva semplicità rispetto alle altre tracce ma è piacevole all'ascolto. Bye/Die ricalca un po' le orme della precedente anche se risulta forse più dinamica grazie ad un incedere più vicino al punk. Anche in questo caso il ritornello è molto immediato, molto buono da cantare dal vivo. Con My Mysery si torna alle tristi ballad semi elettroniche che avevano caratterizzato il precedente Nothing Remains the Same anche se anche in questo caso la dose di melodia è ancora più alta e le chitarre (nel ritornello) sempre in primo piano. A Good Day to Die è una delle canzoni più devastanti che i Pain abbiano mai scritto. L'incedere fortemente industrial del pezzo accompagnato da un cantato bello cattivo fanno si che il ritornello risulti anche più melodico di quello che in verità è. Stay Away è indubbiamente il pezzo più groovy del cd. Sorretto da un basso pulsante e da un chitarra stoppata la pesantezza di questo pezzo è veramente notevole. Chiusura affidata a The Third Wave, pezzo molto melodico con le tastiere che tornano in primo piano tessendo delle ottime trame.
Peter Tagtgren si dimostra con questo 4° album dei suoi Pain come uno dei più dotati songwriter che ci siano in circolazione. Cresciuto molto sia come cantante che come arrangiatore dimostra tutte le sue capacità (e ripeto la sua manicalità) con questo nuovo disco. Disco forse molto meno immediato dei precedenti e forse per questo pure superiore. Non nascondo che la prima volta che l'ho sentito sono rimasto molto deluso dal prodotto, a prima vista eccessivamente semplice ma poi ascoltando più e più volte i piccoli particolari che fan la differenza sono usciti fuori. Il suono è ovviamente perfetto e ogni strumento risulta ben integrato col resto. Notevoli anche i testi che trattano per la maggior parte il raffrontarsi di un uomo con la vita e la morte.
Nella versione svedese (uscita ormai da quasi 2 mesi) è presente un interessante bonus dvd che racchiude oltre a tutti i video fatti dalla band anche un ottimo documentario/intervista sulla realizzazione dello stesso dove si possono scoprire, tramite le parole di Peter stesso, una parte dei segreti relativi soprattutto alla produzione dello stesso.

Recensione di Simone Bonetti

tracklist

  1. Don't Count me Out
  2. Same old Song
  3. Nothing
  4. The Tables have Turned
  5. Not Afraid to Die
  6. Dancing with the Dead
  7. Tear it Up
  8. Bye/Die
  9. My Mysery
  10. A good day to Die
  11. Stay Away
  12. The Third Wave
  13. DVD:
  14. End of the Line
  15. Suicide Machine
  16. On and On
  17. Shut your Mouth
  18. Just hate Me
  19. Same old Song
  20. Behind the Music

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