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Mindgate - "Spiral " (Lucretia Records international/***)

Line up:

Robert Czerwik – Vocals
Mateus Maciejewski – Guitar
Mikolaj Marcela – Drums
Jan Lorek – Bass
Marciel Czarski - Keyboards, French voice

Guests:
Asia Pach –Vocals
Agnieszka Miczka - Violin
 

voto:

5
 

recensione

I Mindgate possono dirsi far parte del movimento progressivo, una corrente che di questi tempi continua a vedere nuovi proseliti che ne hanno ampliato il concetto che già di base era piuttosto spazioso, presentando strutture di una certa complessità ed un certo impegno (per lo meno tentato) a livello tecnico.
“Sins Of Past” apre il disco in modo molto melodico con un’ accompagnamento di pianoforte e la voce di una donna (forse un po’ troppo spigolosa, se vogliamo scendere proprio nel dettaglio), che lascia poi i posto ad un cantato maschile che contribuisce all’evoluzione del brano, insieme ad una batteria piuttosto articolata che da al pezzo un’ ottimo sostegno. Il pezzo poi incupisce con una linea melodica più scura e dei rumorismi di chitarra che sfocia in una sezione piuttosto prog ed abbastanza poco riuscita per poi tornare ad ambienti più arieggiati dove spicca una tastiera in puro stile Images And Words (Dream Theater). Eccessiva la durata di oltre undici minuti.
“Epitaph” tenta di essere un pezzo ponderato e malinconico, ma risulta piuttosto paccoso, la presenza di una voce femminile rappresenta forse i momenti più decorosi, ma d’altra parte rappresenta anche un plagio ai lacuna coil, visto che lo stile vocale e compositivo è assolutamente identico.
Con “Falling Away”, altro pezzettone da sette minuti, abbiamo l’unico esempio di brano strumentale. Subito si nota che il suono delle chitarre non è un gran che e che l’esecuzione non è delle più precise (cosa fondamentale in uno stacco dai toni progressivi come questo). L’inserimento di una chitarra classica (con tratti da far west) risveglia in parte l’interesse, il brano muta in una parte nello stile del già citato “Images And Words”.
“Terminal Neurosis” Comincia in modo piacevole e non scontato, la composizione continua in modo interessante, anche se la scelta dell’arrangiamento e dei suoni usati potrebbe non soddisfare proprio tutti. In questo brano il cantante mostra per un attimo capacità insospettate fino a questo momento. Dopo circa quattro minuti si presenta una specie di bridge con venature psicotiche, come il titolo onestamente annunciava. Buono l’intento, ma sul piano dell’ ascolto non è questo un brano particolarmente piacente, nonostante il buon inizio e la fine meritevole.
Con “Sorrow” passiamo da un’ estremo all’altro essendo questo un brano della durata di nemmeno un minuto ed in effetti non è che un’ intermezzo di chitarra acustica tra due pezzi e che può ben dirsi uno dei pezzi migliori del disco. “Forever Alone” chiude il disco in modo adeguato, sebbene come feeling si discosti lievemente dal resto. Simpatica, ma inutile la conclusione che avviene dopo alcuni minuti di silenzio.
In fin dei conti si esce dall’ascolto del brano con qualche idea discreta mischiata in un sedimento di inutilità. Sul piano tecnico le prestazioni dei musicisti sono non più che oneste, a parte il batterista che spicca, in particolare nella prima traccia. La durata eccessiva di tutti i pezzi contribuiscono ad una sensazione di voler ostentare le caratteristiche prog, cosa che inficia nettamente la riuscita di alcuni brani.

Recensione di Lorenzo Canella

tracklist

  1. Sins Of Past
  2. Epitaph
  3. Falling Away
  4. Terminal Neurosis
  5. Sorrow
  6. Forever Alone

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