A due anni dall’uscita di “Scent Of Human Desire”, primo album per la prestigiosa label Nuclear Blast, ecco arrivare nei negozi il quarto studio album di questa band nostrana dalle ottime qualità, intitolato “Heart & Anger”.
L’abbandono della band da parte del drummer Luca Cartasegna ha portato a suonare con il gruppo Daniel Flores, già batterista della prog band svedese Minds’ Eye, che ha contribuito a mettere tecnica ed energia nel disco, inoltre, la collaborazione che è venuta a crearsi con un’orchestra vera e propria di una quarantina di elementi (formatasi appositamente per questo disco, grazie a dei fan dei Secret Sphere che hanno così assemblato la “Secret Symphony Orchestra”), ha senza ombra di dubbio marchiato questo disco come il più sinfonico realizzato sin ora dal sestetto.
Pur essendo principalmente un disco di power sinfonico, l’offerta proposta si dimostra però piuttosto varia e mai scontata, mescolando le varie influenze dei componenti del gruppo. Si passa così dall’intro acustica e melodica con voce lirica femminile, a parti più tirate e veloci, come in “Lights On” (dove troviamo il coro orchestrale come backing vocals), inserendo elementi thrash tipicamente più ottantiano (senza dimenticare poi “Loud & Row” come pure “Set Me Free”). L’elemento della sinfonia è comunque sempre presente e troviamo ottime melodie in brani come “I Won’t Say A Word” (in cui troviamo la presenza di una voce femminile a supporto), canzoni più lente quali “You Still Remain” e brani più complessi come “Leonardo Da Vinci”, in cui molti di questi elementi si mescolano fra loro, o “Dance With The Devil”, a mio avviso due ottimi esempi del sound offerto dai Secret Spere.
Un disco che comunque si delinea come un ottimo lavoro, passando appunto dal power più sinfonico all’heavy classico, dal hard rock al vecchio thrash, con l'aggiunta qua e là di qualche passaggio più vicino al gothic. Questi sono i Secret Sphere di oggi, e questo album rispecchia alla perfezione la personalità del gruppo, un lavoro compatto e di qualità, senza cali nell’ascolto e pronto ad offrire qualcosa di diverso da quanto producono gran parte delle metal band sinfoniche degli ultimi anni, che seguono la scia di gruppi come Rhapsody, senza discostarsi troppo dal sound di questi ultimi.
In sostanza con questo disco il gruppo lancia sul mercato un’ottima produzione, degna dell’attenzione rivoltagli da una major del settore come la Nuclear, e che riporta un po’ alla ribalta i colori italiani sulla scena musicale europea.
Recensione di Marco Manzi
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