Nel febbraio del 2002 ecco arrivare sugli scaffali dei negozi l'atteso Catch 22 degli svedesi Hypocrisy. Atteso per vedere
in che direzione si sarebbe mossa la band dopo l'assalto violentissimo di Into the Abyss, album con quale vennero
abbandonate le "melodie" e le costruzioni complesse di Hypocrisy o The Final Chpater in favore di un'immensa violenza,
molto più vicina ai vecchi album che hai nuovi. La band con questo cd stupì ancora prendendo un'altra strada: quella
dell'innovazione. Infatti questo è il disco più lontano da quanto fatto dagli svedesi fino ad allora.
Le caratteristiche
tipiche degli Hypocrisy ci sono tutte ma vengono aggiunte nuove influenze. Ecco così nascere capolavori come la lenta
On the Edge of Madness o la melodica All Turns Black o le semplici ma devastanti Don't Judge Me o Turn the Page (che
mostrerà dal vivo tutta la sua potenza). Peter Tagtgren dà ancora un'ottima prova sia come chitarrista che (soprattutto)
come cantante, piazzando in maniera geniale molti effetti sulla voce. Per una volta anche il basso di Mikael Hedlund si
sente e diventa in molti casi protagonista, dando un tiro incredibile e una potenza non indifferente al tutto. Lars Szoke
semplifica ulteriormente il suo drumming per renderlo ancora più potente e dinamico.
In conclusione un ottimo album, un altro passo aventi per la band di Tagtgren che comunque abbandonerà col recente
The Arrival per tornare a sonorità più "Hypocrisy".
Recensione di Simone Bonetti
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