Personalmente ho avuto il piacere di seguire questa band quasi dai loro esordi anni e anni fa, ho visto come sono riusciti ad elevarsi dal semplice underground lombardo per arrivare a firmare con una etichetta e pubblicare il loro primo disco e devo dire che se lo sono proprio meritato !
Certo è che questo Tides è un bel disco: prodotto e arrangiato in maniera discreta ( peccato per il suono delle chitarre che non mi convince molto ...peccato davvero perchè le parti melodiche son ben curate ricercate !) ed eseguito in maniera impeccabile (sezione ritimica eccezionale) risulta ahimè difficile da assimilare. Certo che la voce suadente del singer Dino riesce bene a conquistare l'ascoltatore e le trame tessute dal violino di Jari non sono da meno ma il metal progressivo - sinfonico (non saprei come altro definire la proposta musicale di questo sestetto capitanato dalle due sorelle Federica e Francesca ) della band non sempre risulta "digeribile" ad un primo impatto,non perchè mal composto o eseguito ma proprio perchè talmente "avanti " e "raffinato" da necessitare più e più ascolti. Certo è che i Soultakers sono riusciti a creare un sound personalissimo e riconoscibile. Ogni tanto si ravvisano delle influenze (come quella degli Stratovarius, per esempio in "Sacrifice " o "My Infinite" ) ma non pesanti come troppo spesso le bands emergenti ( e senza personalità ) vanno a pagare ...
Il disco si mantiene tutto su un buon livello senza avere alti e bassi ma devo dire che la opening song "Red" o "The Fakest Jest" (con delle parti soliste di chitarra vicine per gusto e suoni agli Eldritch dei bei tempi ...) sono fra le mie preferite così come la title track "Tides" ,malinconica quanto piace al sottoscritto.Bella anche " Breath of Time " con dei passaggi (ma ce ne sono in tutto il disco ) molto vicini ai territori solcati tempo fa dei Therion
Da citare anche "1936" ,breve pezzo che tradisce le radici "classiche " delle due sorelle Badalini.
Nel cd, come ormai sta diventando prassi,è contenuto il video di "Tides" che però non mi ha colpito particolarmente.
Disco interessante.
Recensione di Rig ap Brig
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