I Sieges Even sono un di quei gruppi il cui nome (e la fama) mi ha sempre incuriosito ma che per un motivo o per l'altro non sono mai riuscito a sentire attentamente. Occasione buona per conoscerli e apprezzarli appieno è questo nuovo The Art of Navigating by the Stars, primo album dopo 8 anni di silenzio. Questo ritorno segna anche l'ingresso in formazione del nuovo vocalist Arno Menses che lascia il segno in ogni canzone, grazie ad una calda e avvolgente voce.
L'album è praticamente composta da un'unica lunga canzone, divisa per comodità di ascolto in 8 sequenze più una breve intro atmosferica. Questa lunga opera (questo è il termine più adatto per definire un lavoro dalla tale complessità) alterna parti più pesanti ad altre più rilassate e intime, in cui il singer Arno dà ottima prova di se, interagendo perfettamente con la musica e creando ottime linee e coinvolgenti ritornelli come nel caso dell'iniziale The Weigth o la successiva The Lonely views of Condors, dove è assoluto protagonista. Le sequenze si susseguono conducendo l'ascoltatore in questo lungo viaggio, dove è cullato dalle dolci melodie e dagli improvvisi cambi di questa dolce musica. Musica, come stessa ammissione del chitarrista Steffen, più basata sul sentimento che sulla tecnica come era una volta. Infatti troviamo più parti rilassate ed espressive rispetto a parti ipertecniche a velocità assurde che sono praticamente assenti. Troviamo solo dei musicisti più intenti a trasmettere i loro sentimenti piuttosto che a far vedere quanto sono bravi a suonare, anche se questo lo si capisce dagli ottimi e mai banali arrangiamenti e dalle complesse ma fluide strutture dei brani.
In questi 63 minuti la band esplora e sperimenta nuove soluzione, rese al meglio grazie ad un ottima produzione a cura dell'ex Grave Digger (ora Rebellion) Uwe Lulis. Sequenze coma l'acustica Blue Wide Open (con una prova veramente da pelle d'oca di Arno Menses) o la conclusiva Styx mostrano una band in grande forma e capace di mettere in musica i propri pensieri. La precisissima sezione ritmica composta dai fratelli Holzwarth (Alex, batterista dei Rhapsody, e Oliver, session al basso nei Blind Guardian) si dimostra anche una coppia affiatata e capace non solo di accompagnare i brani ma quando serve anche di diventare protagonista.
Cd consigliato a tutti quelli che amano il prog di classe, dalle strutture complesse che richiedono molti ascolti prima di essere apprezzate a fondo ma capaci ogni volta di stupire grazie alle innumerevoli sfaccettature della proposta. Ed è consigliato anche a chi cerca una via per rilassarsi e per sognare data la dolcezza e le grandi atmosfere create dal disco.
Recensione di Simone Bonetti
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