Gli americani Integrity propongono una specie di Hardcore / metal core ispirato a quello di Agnostic front e Suicidal tendencies. Il sound di Silver in the hands of time è basato su tanta batteria, accordi minimali di chitarra e su di un vocione typical hardcore style. Infatti, sembrerebbe quasi che i gruppi a questo genere dediti, si divertano a passarsi sempre il medesimo cantante da quanto hanno tutti lo stesso timbro vocale.
Silver in the hands of time è un disco che supera l’ora di durata ed è suddiviso in 21 brani della durata di due minuti e trenta / tre minuti ciascuno. Ma nel complesso è di una noia mortale: le tracce sono piatte e tediose e dopo 3 o 4 canzoni, la voglia di spegnere lo stereo è tanta. Inoltre le 21 tracce si assomigliano un po’ tutte. Alcune più lente, alcune più veloci. Ma alla fine la minestra è sempre quella.
Peccato perché gli integrity, hanno anche alcune idee interessanti, come ad esempio l’intermezzo di pianoforte inserito in March of damned, o gli arpeggi simil woodoo di Diviniti in exile. Oltre a queste trovate particolari, i nostri, si avventurano pure in generi quali il thrash metal più seminale e nel classico buon vecchio heavy metal. Ma questi spunti interessanti sono veramente pochi. Infatti con onestà posso affermare che il mio giudizio su questo album sarebbe molto più positivo se gli integrity avessero proposto molti più brani sullo stile della bellissima Jagged vision. Che spazia fra il thrash ed il death melodico. In questo brano, il singer dimostra pure di saper usare la voce in maniera confacente. Peccato che questa sia l’unica chicca in questo scialbo lavoro.
Oltre alle scarse idee, in questo disco, si trovano pure “cose” come Silence ever after composta solamente da melodie “buddisteggianti” e da farfugliamenti a bassa voce, e la conclusiva Learn how to die una massa di suoni elettronici disarmonizzati che si susseguono per un paio di minuti. Tutto ciò è estremamente barboso e soprattutto, non centra nulla con il resto dell’album. Non esiste nessun collegamento logico fra questi due brani e i restanti 19.
Probabilmente un altro grosso problema di Silver in the hands of time è che è troppo lungo e dopo un po’ l’ascoltatore si perde. sicuramente é anche per impedire che ciò avvenga, che di solito i dischi di generi come punk o hardcore, sono di breve durata.
A peggiorare la situazione di Silver in the hands of time ci sta il fatto che la casa produttrice, deve aver combinato un pasticcio con la regolazione del volume delle tracce che a partire da metà disco, crolla in alcune per poi tornare alla giusta potenza nelle altre. Ma per lo meno la produzione è buona.
Anche l’artwork è brutto forte: una marmaglia di angeli che si picchiano fra loro con dei bastoni. Sopra le loro teste, campeggia gigante e sporca di sangue la scritta integrity il tutto sullo sfondo di un colore indefinibile ma tendente al marrone.
Verdetto: solo per i fan più accaniti del hardcore / metal core. Gli altri da questo disco non avranno nessun giovamento.
Recensione di Elisa Mattei
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