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elenco recensioni

Face Down - "The Will To Power" (Black Lodge/Audioglobe)

Line up:

Joakim Hedested – Bass
Marco Aro – Vocals
Eric Thyselius – Drum
 

voto:

5,5
 

recensione

Innanzitutto è necessaria una piccola presentazione di questo gruppo poiché da esso giungono e provengono musicisti che ora suonano od hanno suonato in bands come Entombed , The Haunted ed i forse meno noti Terror 2000 oltre ad aver supportato i tour di At The Gates ed altri gruppi di rilievo nella scena death metal europea. I Face Down, un tempo chiamati Machine God mancano dalle scene dal 1997, data della loro ultima release.
La traccia di apertura “Drained” consta di un pezzo death che si distanzia dai canoni delle ultime tendenze relative a questo genere che si sono sviluppate in scandinavia, infatti vi sono piuttosto riferimenti, dopo una prima parte più cadenzata, alla scuola At The Gates, nonché ai mai dimenticati Carcass (anche se essi nel ’97 erano già più avanti del gruppo che stiamo prendendo in considerazione ora).
Dopo una “Blood Ties” senza particolari connotati, troviamo “Heroin”, che pur rimanendo molto aderente agli achemi classici del genere, aggiunge un tocco di melodia un po’ particolare emorbosa che fa si che essa si differenzi dalle altre tracce. La seguente “Insanity” cerca di aumentare i ritmi, ma l’impatto è principalmente a carico della voce, visto che gli strumenti, pur aumentando molto la velocità del metronomo, non riescono a mordere la preda a dovere.
Al quinto posto risiede la title track che aggiunge al tutto un contributo che si stanzia tra il poco ed il niente, simpatica la parte cadenzata che si trova nella sezione finale del pezzo, con accompagnamento di chitarra pulita e la conclusione di piano, anche se non si lega molto col resto del disco. Peccato che la struttura e gli arrangiamenti del pezzo ricordino un po’ troppo Blinded By Fear (At The Gates).
Dopo un minuto di “atmosfera” si apre Grey, con un riff portante spezzato che lascia la voce scoperta a tratti e che tre-quattro anni fa sarebbe potuto sembrare modernistico, ma ora quella soglia è stata ampiamente sorpassata. Pezzo comunque efficace. Diamo giusto un rapido sguardo ad “heretic”, assimilabile alla seconda traccia ed approdiamo a “The Delusion” che propone un’intro molto cupa e cimiteriale messa in atto da chitarra pulita ed un giro di basso distorto per poi evolversi in un pezzo piuttosto convincente e dalle buone potenzialità anche live.
La traccia finale “The Unsung”, che segue una “War Hog” piuttosto tirata, torna su ritmi un po’ più lenti, dando spazio ad una maggiore pesantezza.
In generale si può dire che le idee presenti nell’album non sono troppe, l’impressione è che molti riffs si possano scambiare da un posto all’altro senza che il risultato cambi e che i pezzi siano poco differenti tra di loro. Il sentore del disco ha un tocco retrospettivo, infatti i riferimenti alle prime ondate di death scandinavo sono abbastanza chiare, il che può essere apprezzabile in un’atmosfera da revival o da parte di super interessati del genere che non vogliono perdersi neanche un gruppo. Ci sono alcuni spunti di diversificazione, che possono quasi sfociare in tentativi di ammodernamento, ma sono sporadici e confusi.
La scelta dei suoni non ha vergogna e non ha lode, in particolare il rullante e spesso le chitarre non possono dirsi inadeguate al genere, ma nemmeno particolarmente piacevoli all’udito.


Recensione di Lorenzo Canella

tracklist

  1. Drained
  2. Blood Ties
  3. Heroin
  4. Insanity
  5. Will To Power
  6. Grey
  7. Heretic
  8. The Delusion
  9. War Hog
  10. The Unsung

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