Sulla carta i Nightmare visions, proporrebbero un goth metal ispirato ad Opeth e Amorphis, ma secondo il mio parere, il genere proposto da questo terzetto di Darwen (Inghilterra), da spartire col gothic metal ha ben poco. Mancano le atmosfere oscure e decadenti, le eteree voci femminili e le tastiere che caratterizzano il sopracitato genere musicale. Se mai il sound dei Nigtmare visions, può assomigliare a quello dei Paradise lost. Trovo che sia più giusto affermare che le sonorità di NV III tendano di più verso il progressive metal, il death melodico non tralasciando qualche sfumatura di buon vecchio doom. Influenze riscontrabili nella velocità non esattamente supersonica delle quattro tracce e nel vocione ultra cavernoso del singer. Nel complesso NV III (terzo lavoro in studio per questi tre inglesi, come può decisamente suggerire il titolo del mini) è molto ben riuscito. Le tracce passano via lisce come l’olio e nonostante la loro lunga durata, non riescono mai ad annoiare. Al contrario, finito il disco, la voglia di farlo ripartire si trattiene a stento. Il suono è massiccio e potente il growl del chitarrista cantante Andy Barnard è stupendo, tanto più che egli si occupa pure dei cori. Anche bassista e batterista non scherzano, e sanno generare un bel po’ di casino, adatto per una sana mezzora di head banging sfrenato. Particolarmente interessante é “Rainbows End”, che con una prima parte che tributa e non di poco, agli Iron Maiden è la canzone più geniale contenuta in questo lavoro.
I testi si rifanno a tematiche molto vicine a quanto già utilizzato da alcuni ragazzi norvegesi nella metà degli anni ’90.
Ma ai nostri, che sul palco si presentano col corpse paint sul volto, ciò non importa più di tanto, anzi essi affermano che gli omicidi e l’incendio di chiese ormai fanno parte del passato. Dunque non li riguarda. In fondo ai nostri interessa poi solo salire on stage ed offrire ai loro fan 90 minuti di metallo, sangue e violenza.
Non si può non dire che i Nightmare visions, alle nostre latitudini praticamente sconosciuti non sono proprio dei novellini, anzi hanno già avuto l’occasione di suonare con mostri sacri del nostro genere preferito quali Saxon, Hecate Entroned e i già citati Paradise lost.
Unica pecca di NV III è il fatto che i testi sono scritti talmente in piccolo che per leggerli ci vorrebbe il microscopio della NASA.
A parte questo quasi insignificante dettaglio il lavoro è perfettamente riuscito.
Recensione di Elisa Mattei
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