Anche i Wolfcry tagliano il traguardo del terzo album, restando ancorati ad un classico power
metal, a volte convincente ma molto spesso fiacco e innaturale, quasi sforzato.
Sono queste le impressioni che ho avuto e dopo numerosi ascolti!
Trae in inganno la opener, per la sua freschezza e la sua potenza, si rivela il miglior pezzo
dell'album e questo forse va anche ad incidere in modo ancor più negativo sul resto della
valutazione.
Il vero tallone d'Achille della band va ricercato nella voce di Hatzigeorgiou (un nome che sfido
chiunque a ricordare) dà l'impressione di recitare una parte non consona alle sue capacità, lo si
nota soprattutto sulle note più alte.
In "Honored Expedition" oltre alla voce che assume toni quasi fastidiosi sono le tastiere a
rovinare maggirmente il pezzo coprendo dei buoni riff di chitarra.
Convince già di più "Semper Casta" dove almeno i vari strumenti non si intralciano tra loro e le
tastiere, lasciate di sottofondo, creano delle interessanti atmosfere, mentre Simons Kaggelaris,
John B. e le rispettive chitarre trovano finalmente la loro dimensione.
Purtroppo da qui in poi si salva ancora ben poco, il ritornello in "Fatal Conflict" e la parte
intodruttiva di "The Pledge", ballad che poi si rivela quasi una canzoncina per bambini.
Il fondo lo si tocca comunque con la bonus track, il sestetto va a scavare nel mondo pop
coverizzando "Enola Gay" famosa hit degli anni '80, tralasciando la scelta della canzone che è
alquanto discutibile, anche il risultato finale non è certo dei migliori.
Hanno ancora molta strada da fare questi greci, non mancano gli spunti per far bene ma c'è ancora
tanto lavoro da fare ma soprattutto cover da non fare.
Recensione di Paolo Manzi
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