Una storia travagliata quella dei bergamaschi Aleph, il cui primissimo nucleo vedeva come membro anche il chitarrista cantante dei compaesani Thunderstorm.
Una storia travagliata caratterizzata dai classici, numerossisimi (anche più del comune) cambi di line up, fino a trovare quella stabilità che ha permesso al gruppo di poter dare alla vita "In Tenebra" secondo demo ufficiale.
Un gruppo, gli Aleph, difficilmente classificabili stilisticamente, poiché come spesso succede, ogni membro ha apportato del suo dando vita ad un suond alquanto personale e singolare.
Partiamo dalle tastiere del lecchese Giulio Gasperini che non sono uno strumento portante, ma che ad ogni modo conferiscono un tocco di originalità in più creando a volte cupe atmosfere quasi da film horror, a volte, con l'aggiunta della voce parlata del cantante/chitarrista Dave Battaglia, richiamano in maniera impressionante i Crematory di "Awake". (vedi la overture "The Fallen").
Forti richiami thrash invece si hanno sulle due chitarre.
Senza dubbio è molto interessante "Mother of all Nightmares", che, nei sui quasi undici minuti, riassume un pò tutto quello che il quintetto propone.
Da tenere d'occhio è senza dubbio la batteria, molto spesso, e non solo in questo brano, ci regala dei bei passaggi e cambi di tempo. L'ascolto è molto semplice grazie ad un suono molto pulito che concede il giusto spazio a ciascun strumento.
Forse l'eccessiva lunghezza di alcuni brani può non essere l'ideale in sede live, ma, nonostante tutto, su cd non perdono per nulla di impatto e mantangono viva l'attenzione di chi ascolta.
Ho particolarmente apprezzato la rivisitazione della opener "The Fallen" in lingua italiana, mantiene comunque la stessa efficacia che ha con il testo inglese, con l'unica variante che diventa accessibile a tutti.
Restiamo invece in campo pienamente thrash con l'ultima traccia "Acid Tears", registrata per la compilation "Clibmers".
Un band assoluamente da tener d'occhio per varietà di proposta, ascoltare "In Tenebra" per credere.
Sito Web:www.alephmetal.org
Recensione di Paolo Manzi
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