“Hellfire Club” rappresenta un altro passo avanti per la band capitanata dal simpatico Tobias Sammet, vale a dire gli Edguy. Questo nuovo lavoro è ricco di elementi innovativi, da riff più heavy rispetto a quelli degli album precedenti all’ inserimento di parti sinfoniche. Dopo aver lasciato la precedente casa discografica a aver firmato con la Nuclear Blast, il 15 marzo il gruppo tedesco sarà di nuovo presente sugli scaffali dei negozi di dischi italiani. Ma passiamo all’analisi delle canzoni; l’opening track “Mysteria”, grazie ai suoi riff molto diretti ha una struttura perfetta per aprire l’album e presenta un tipico ritornello alla Edguy. “The Piper Never Dies” sembrerebbe una canzone un po’ diversa dallo stile del gruppo ma dopo averla ascoltata più volte ci si rende conto che le radici Edguy rimangono e l’arrangiamento molto curato fa si che le varie parti si mescolino bene tra loro per poi portare ad un buon risultato e quindi ad una canzone compatta e scorrevole. Il terzo motivo è un altro pezzo veloce capace di creare un forte impatto e avente l’inconfondibile marchio Edguy con in aggiunta delle parti orchestrali. “King Of Fools”, il primo singolo del disco dal quale è stato tratto anche il primo video, un pezzo in middle tempo con una struttura semplice e un ritornello facilmente memorizzabile. Una canzone carina e molto "Edguy" la quale a mio parere presenta un unico difetto : la voce modificata con effetti nella parte appena prima del ritornello. Siamo così giunti a “Forever”, la ballata di questo nuovo lavoro nella quale la bella voce del front man segue bene la chitarra pulita e si amalgama perfettamente con le parti orchestrali. Ben riuscito anche il lavoro di backing vocals presente nel ritornello, il quale è più cadenzato e più heavy rispetto alla strofa. “Under The Moon” è un’ altra scarica di puro power metal che esplode e cresce in modo brusco dalla tranquilla atmosfera della canzone precedente. “Lavatory Love Machine” ci lancia una scintilla di allegria ed è nata da un viaggio in Brasile durante il quale il cantante riflette su come comportarsi nel caso l’aereo dovesse precipitare e giunge a questa conclusione: chiudersi nel gabinetto e passare gli ultimi minuti della propria vita con una stewardess. Si prosegue tra power metal e pezzi meno tirati sino a “The Spirit Will Remain”, un’ altra canzone lenta e tranquilla nella quale l’importanza dell’orchestra si fa sentire e Sammet sfrutta al massimo le sue capacità esibendo la sua bravura.
Recensione di Mattia Berera
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