Ed eccoci qui, cari amici di Holy Metal, a presentare l’ultima fatica discografica dei teutonici Edguy, che definire eclettici è veramente limitativo. Nati come una band di scolari nel lontano 1992 che si opponeva allo strapotere del Grunge, i cinque amici mossero i loro primi passi suonando cover di Deep Purple, Kiss, Ac/Dc e Iron Maiden. Quando cominciarono a comporre ed a proporre pezzi propri, Dopo aver pubblicato tre demo (Children Of Steel, Evil Minded e Savage Poetry), furono notati dalla Afm Record li dette la possibilità di dimostrare il loro valore. Ed il gruppo ha veramente dimostrato di che pasta è fatto: nel periodo 1997-2003 ha dato alla luce quattro album che hanno messo chiaramente in mostra l’evoluzione musicale e stilistica della band (Kingdom Of Madness, Vain Glory Opera, Theater Of Salvation, The Savage Poetry e Mandrake) ed un live (Burning Down The Opera) che ha documentato l’energia e l’esplosività che gli Edguy riescono ad esprimere durante le loro funamboliche esibizioni. Ma il vero salto di qualità il gruppo l’ha compiuto quando, nel 2003, è entrato a far parte della grande famiglia della Nuclear Blast, un’etichetta che ha dato, e continua a dare tanto, al panorama della musica Metal europea e mondiale. Il frutto di questa collaborazione è stato Hellfire Club, un album che definire un capolavoro è veramente riduttivo. Ma tornando a ciò che ci interessa maggiormente, cioè alla musica, posso affermare, senza alcun dubbio di smentita, che il nuovo lavoro della band di Fulda non farà rimpiangere il precedente. Il primo elemento che colpisce è proprio l’artwork, che rappresenta un razzo puntato verso l’ignoto con i passeggeri che sono eccitati ed al tempo stesso spaventati, dato che non sanno cosa gli aspetta. Ed allora, utilizzando un noto detto delle corse, “Ladies and Gentlemen, Start Your Engine”. Ed ecco che il viaggio inizia sulle note, quasi epiche, di “Sacrifice”, un brano il cui intro melodico fa da tappeto sonoro ai riff trascinanti ed orecchiabili frutto del titanico lavoro della sezione ritmica condotta da Exxel e Bohnke, senza però dimenticare le splendide linee vocali tessute dal folle cantante Sammet, vero fulcro carismatico della band. Dato che gli Edguy, in ogni loro lavoro, cercano di evolversi, anche quest’album può essere considerato, senza alcun dubbio, un ulteriore passo in avanti. Diciamo pure che i fans della band potranno ritrovare tutti gli elementi che ormai rappresentano un marchio di fabbrica della band (melodia, energia, riff accattivanti ed orecchiabili), insieme ad altri elementi che migliorano ulteriormente il sound, già granitico, degli Edguy. Per farsene un’idea basta ascoltare brani come “Rocket Ride”, “Wasted Time”, “Matrix”, “Return To The Tribe”, “The Asylum”, “Catch Of The Century”, “Out Of Vogue”, “Superheroes”, dei veri concentrati di energia, scanditi da riff assassini ma mai scontati, con degli intro molto melodici ed epici che riescono ad essere coinvolgenti ma mai noiosi, con degli assoli creati dalle due asce del gruppo, Ludwig e Sauer, che avvinghiano l’ascoltatore tra le loro spire e non gli concedono alcuna tregua, senza dimenticare i chorus che sono creati appositamente per essere urlati a squarciagola in sede live. Chiaramente, come in ogni album che si rispetti, c’è sempre un momento dedicato al sentimento ed alla dolcezza. E per non smentirsi gli Edguy regalano ai loro fan “Save Me”, una splendida ballad che alterna momenti atmosferici (quasi epici) e cadenzati ad altri più energici, senza mai cadere nello scontato e nel noioso. E per la serie “Se non sono strani non li vogliamo”, ecco giungere “Trinidad”, il pezzo più buffo ed anomalo dell’album, caratterizzato da riff molto eighties (sembra quasi di risentire gli Whitesnake) che lo rendono molto divertente ma al tempo stesso lo differenziano dagli brani dell’album, senza però cadere nella pura scopiazzatura. Infatti il gruppo riesce ad infondergli quella punta di pazzia che lo rende unico ed inconfondibile. Ma la vera chicca dell’album è rappresentata da “Fucking With Fire” un vero e proprio regalo che il gruppo vuole fare ai propri fans. Un pezzo che fa ricordare molto gli Europe degli esordi, con i suoi riff granitici, energici ma non scontati ed i suoi chorus coinvolgenti ma al tempo stesso mai noiosi. Per concludere posso dire che gli Edguy sono riusciti a fare centro un’altra volta. Mi chiedo come mai siano stati definiti dei cloni degli Helloween, dato che il loro sound si discosta moltissimo da quello delle note “zucche”. Questo è un disco che si candida ad essere uno dei migliori dell’anno e che, a mio modesto parere, rimarrà nella mente degli ascoltatopri di musica per un bel po’. Un disco sicuramente da avere. Lo consiglio in particolare a chi non ha mai ascoltato gli Edguy e voglia scoprire chi sono e cosa suonano. Non resta che aspettare il concerto che terranno a Milano nel mese di Febbraio per verificare, in sede live, cosa possono combinare i cinque “Pazzi” di Fulda.
Recensione di Donato Tripoli
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